Autospurgo pizzicato mentre scarica rifiuti in un tombino all’Elba
Lo faceva anche per far sparire dall’Irpef quasi 200mila euro di ricavi
LIVORNO. Anziché portarli alla discarica autorizzata, i rifiuti liquidi li stavano scaricando in un tombino della fognatura “bianca” (per la raccolta dell’acqua piovana). Un autospurgo è stato sorpreso mentre stava compiendo questo scarico illecito nel territorio del Comune di Porto Azzurro (Livorno): a scovarlo sono stati i finanzieri della Sezione Operativa Navale di Portoferraio, impegnati in attività di polizia ambientale. Ne è seguita una denuncia all’autorità giudiziaria: nel mirino il rappresentante legale della società.
È da aggiungere che l’episodio ha insinuato nelle Fiamme Gialle della Compagnia di Portoferraio il fondato sospetto che potesse esserci dietro qualcos’altro: ad esempio, l’intenzione di nascondere i ricavi derivanti da alcune prestazioni e dunque conseguire in tal modo un risparmio delle imposte da pagare.
È stata dunque aperta un’attività ispettiva nei riguardi della società in questione: grazie a un articolato studio della documentazione fiscale e di quella contabile, oltre che da una serie di molteplici riscontri economico-finanziari, secondo la Guardia di Finanza è stato possibile arrivare a ricostruire che non erano stati dichiarati proventi per un ammontare di oltre 190mila euro.
L’espediente era semplice: in sostanza, è emerso – viene fatto rilevare – dal lavoro delle Fiamme Gialle che la società offriva il servizio di raccolta e smaltimento di acque reflue in genere ad abitazioni per lo più ad abitazioni private ottenendo dai proprietari il pagamento senza rilasciare nessun documento fiscale o amministrativi, e andando poi a sversare il contenuto nei vari accessi alle fognature esenti sul territorio elbano.
È stata decisiva, secondo quanto raccontano i finanzieri, la possibilità di utilizzare lo strumento delle indagini bancarie: in tal modo è stato possibile ricostruire che dalla società e dai due soci in amministrazione congiunta erano state compiute «consistenti operazioni in accredito non adeguatamente giustificate dai contribuenti». Non solo: prezioso è stato l’ausilio fornito dal sistema di videosorveglianza in uso al Comune di Porto Azzurro, che ha permesso di individuare ulteriori 14 analoghi episodi verificatisi tra i mesi di marzo e aprile scorsi.
La Guardia di Finanza tiene a sottolineare che questo è «il risultato del quotidiano coordinamento tra la componente terrestre e la componente aeronavale, capace di accrescere ancor di più la peculiare trasversalità operativa dell’azione della Guardia di Finanza». Dal quartier generale delle Fiamme Gialle si rivendica il «costante impegno nella tutela degli operatori economici rispettosi delle leggi, della salute e della sicurezza dei cittadini: viene sottolineato che tali sforzi continueranno, «nell’ottica di combattere gli insidiosi fenomeni dell’evasione fiscale e dell’inquinamento ambientale, che rappresentano un costante moltiplicatore di illegalità».
Come sempre, la Finanza tiene a precisare che il procedimento penale è «ancora nella fase delle indagini preliminari e che la responsabilità degli indagati sarà definitivamente accertata solo all’esito di sentenza irrevocabile di condanna».











