Vendite al dettaglio, i segnali di debolezza ora si aggravano
Acquisti in calo (lieve) nei primi 9 mesi di quest'anno
ROMA. “Anche a settembre la domanda di beni da parte delle famiglie ha continuato a mostrare gravi segnali di debolezza”. Non accenna a tornare al sorriso l’analisi dell’ufficio studi di Confcommercio, e i dati Istat sulle vendite al dettaglio del primo mese dopo la pausa delle ferie non fanno che confermare la convinzione degli analisti dell’organizzazione di rappresentanza d’impresa più radicata del Paese con le sue oltre 700mila aziende: del resto andava in quella direzione quanto anticipato dall’”Indicatore dei Consumi”, il “termometro” elaborato da Confcommercio per capire se il clima economico diffuso del Paese ha la febbre o no.
È vero che si sono avuti recuperi sul fronte dei redditi delle famiglie per via di “un mercato del lavoro in miglioramento” ed è altrettanto vero che si registra un “rallentamento dell’inflazione”: ma – si avverte – tutto questo “non riesce ancora a produrre effetti positivi sulla domanda delle famiglie”.
In termini di volume, i dati delle vendite dicono che “nei primi novemesi del 2025 gli acquisti sonocalati dello 0,9%” a confronto con dodici mesi prima. È un fenomeno è “sostanzialmente diffuso”, ma mostra – dice l’organizzazione di categoria dei commercianti – “punte allarmanti per i beni più tradizionali (abbigliamento, calzature e mobili) e per le vendite nei piccoli negozi”.
In un contesto come questo, a giudizio di Confcommercio risulterà cruciale l’evoluzione degli ultimi mesi dell’anno: Black Friday e Natale “potrebbero dare una spinta non tanto per i risultati dell’anno che sta per chiudersi, ma per entrare nel 2026 con un po’ di slancio: quello necessario per raggiungere una crescita prossima all’1%”. Si eviterebbero in tal modo gli effetti negativi che sull’occupazione, soprattutto dei servizi, potrebbe avere “il perdurare di una bassadinamica della domanda”.











