Al docufilm tv di uno studioso della Normale il premio spagnolo più prestigioso
Con Tom Waits racconta la vita dei senzatetto nel sud degli Usa

A sinistra Angelo Loy, a destra Martino Mazzonis, al centro la responsabile Rai di “Il fattore umano” Raffaella Puscedd
PISA. Un documentario dal titolo “Ultima fermata” e dedicato alla complicata esistenza dei senzatetto nel sud degli Stati Uniti, l’abbiamo visto in onda su Rai3 nella trasmissione “Il fattore umano” ed è ora visibile su Raiplay. Se ne parliamo qui è perché questo lavoro di Martino Mazzonis, assegnista di scienze politico-sociali della Scuola Normale Superiore di Pisa è stato premiato come il migliore fra i prodotti televisivi proposti alla giuria da 18 Paesi nella sezione internazionale del premio “Ondas”, il più prestigioso riconoscimento spagnolo per i prodotti di informazione e intrattenimento di radio e televisione.
Mazzonis è co-autore, ha condotto il lavoro di ricerca che ha preceduto il viaggio e con il regista e sceneggiatore Angelo Loy ha fatto parte della micro-troupe che ha effettuato le riprese (con Luigi Montebello, che ha curato la fotografia e ha preso parte alla definizione della sceneggiatura). Il documentario ha potuto contare anche su un contributo di parole e musiche di Tom Waits, straordinaria figura di poeta in forma di cantautore.
È la Scuola Normale a dare notizia del fatto che il documentario è stato premiato a Barcellona con questa motivazione: «Per aver dato voce e dignità ai senzatetto degli Stati Uniti, combinando la narrativa poetica del cantante Tom Waits con quella di una coscienza sociale, il tutto realizzato attraverso una produzione visiva impeccabile».
“Ultima fermata” – viene sottolineato – è «un viaggio attraverso le comunità dimenticate di Tennessee, Alabama, Mississippi e Louisiana, con l’intenzione di mettere in luce un contesto drammatico di dimensioni inimmaginabili, dove però resiste un’umanità dignitosa e solidale nonostante la violenza della polizia, lo stigma e l’oblio in cui le istituzioni la vogliono relegare». Se il livello del racconto è sempre teso ad annullare la distanza tra lo spettatore e i protagonisti, l’intervento di Tom Waits aggiunge l’atmosfera e la profondità universale del poeta: “A volte una canzone raccoglie le parole che sono cadute sulla pagina come fossero persone che, loro malgrado, sono finite su un marciapiede”».











