Abissi da proteggere, le tecnologie Fincantieri in vetrina davanti alle autorità di Doha
Per la terza volta in poche settimane l’Italia strizza l’occhio al Qatar

Al lavoro in uno degli stabilimenti Fincantieri
ROMA. Le rotte dell’Italia e del Qatar si incrociano sempre più spesso: basti ricordare che a fine ottobre il viceministro delle infrastrutture Edoardo Rixi ha avuto un faccia a faccia a Doha con il ministro dei trasporti Sheikh Mohammed bin Abdulla bin Mohammed Al Thani e neanche un mese più tardi ha fatto il bis con lo stesso potente ministro qatariota a Londra in occasione dell’assemblea di Imo, una sorta di “Onu della portualità”. Adesso arriva una iniziativa di Fincantieri, colosso dell’industria pubblica sul doppio fronte del mare, la cantieristica e la difesa: nella capitale del Qatar il gruppo italiano ha chiamato a raccolta esponenti di governo e rappresentanti dell’industria così come del settore difesa per un workshop di alto livello dedicato alla sicurezza marittima del Qatar e al rafforzamento della resilienza delle sue infrastrutture offshore e subacquee strategiche.
Siamo nel solco della tradizione di cooperazione industriale strategica fra Fincantieri e Milaha, importante realtà che nell’area del Golfo rappresenta un punto di riferimento in fatto di servizi marittimi e logistici. Il workshop è stato organizzato in tandem e segue la firma di un “memorandum of understanding” tra i due gruppi che punta ad allargare «la collaborazione nei servizi marittimi, nell’esecuzione di progetti e nell’integrazione tecnologica».
Fincantieri ha alle spalle una collaborazione di lunga data con le forze navali dell’Emirato del Qatar: e qui l’accenno corre alla consegna di sette navi di ultima generazione costruite in Italia nei cantieri del gruppo.
Del resto, il Qatar – lo spiegano dall’ambasciata del nostro Paese a Doha – è un partner doppiamente strategico per l’Italia: da un lato, per via della «significativa e diversificata presenza» di investimenti qatarini in Italia (per dirne una: il quartiere di Porta Nuova a Milano è in buona parte in mano al fondo sovrano qatariota); dall’altro, a motivo del «crescente numero di contratti e commesse» che le aziende italiane hanno ottenuto in Qatar, principalmente «nei settori dell’energia, delle infrastrutture, dell’impiantistica e della difesa».
L’interscambio tra Italia e Qatar ha raggiunto il picco nel 2022 più che raddoppiando il dato dia appena dodici mesi prima (7,7 miliardi di euro contro 3,2), in seguito i volumi sono tornati su livelli meno eccezionali ma comunque l’Italia resta all’ottavo posto fra i Paesi destinatari dell’export qatarino ed è al terzo posto fra i Paesi fornitori (quota di mercato del 5,7%).
Il workshop – viene fatto rilevare – ha visto la partecipazione di alti rappresentanti e decisori dei settori difesa, energia, telecomunicazioni, cybersecurity, marittimo e governativo del Qatar, insieme a stakeholder internazionali, tra cui l’ambasciatore d’Italia a Doha, Paolo Toschi, la Marina Militare italiana e l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (Acn). Occhi puntati sull’evoluzione dei rischi (e delle opportunità) nel dominio subacqueo così come pure sulla possibilità di promuovere strategie di cooperazione.
I lavori sono stati condotti dai rappresentanti di Fincantieri (ammiraglio Matteo Bisceglia, Gabriele Maria Cafaro, ammiraglio Dario Giacomin e Eugenio Santagata) insieme a Fahad Saad Al-Qahtani, amministratore delegato del gruppo Milaha, all’ambasciatore Massimo Marotti dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale e al contrammiraglio Francesco Milazzo, comandante delle forze subacquee della Marina Militare. Le discussioni hanno riguardato competenze operative e tecnologie emergenti lungo tutto lo spettro subacqueo: sottomarini, sistemi “unmanned” e autonomi (Auv/Usv), droni subacquei e Rov, architetture integrate di comando e controllo e soluzioni “dual-use” civile-militare. È stato messo in risalto come queste capacità siano ormai indispensabili per «rafforzare la sicurezza nazionale e garantire l’affidabilità degli asset energetici offshore, delle operazioni portuali e di altre infrastrutture strategiche».
È stato ribadito che «il 98% del traffico internet globale dipende dai cavi sottomarini: insieme agli interconnettori elettrici che costituiscono la spina dorsale della connettività e della sicurezza energetica di ogni nazione». All’interno di questo scenario, Fincantieri ha messo in rilievo «il proprio ruolo di “orchestratore” del dominio subacqueo: da operatore «verticalmente integrato, in grado di progettare, costruire e gestire tutti i componenti chiave di un nuovo ecosistema subacqueo, ponendosi come ponte tra esigenze della difesa e applicazioni civili e dual-use».
La luce dei riflettori è stata indirizzata verso alcune tecnologie di punta. Fra queste figura “Deep”, il sistema proprietario Fincantieri di droni subacquei completamente integrato e dotato di capacità basate su intelligenza artificiale: di recente è stato validato come tecnologia unica in Europa, lo si è dimostrato in modo operativo nel Centro di Supporto e Sperimentazione Navale (Cssn) di La Spezia. Si può dire, in estrema sintesi, che “Deep” «integra sciami di “Auv” avanzati, sensori di allerta precoce, soluzioni “Lars” e un sistema dedicato di gestione subacquea» – così lo descrivono in casa Fincantieri – per «garantire monitoraggio continuo e rilevamento tempestivo delle minacce in ambienti marittimi complessi, oltre a supporto manutentivo e sviluppo».
Il dominio subacqueo è oggi un’arena decisiva che richiede innovazione continua e sinergie: garantire questa dimensione è vitale per proteggere i flussi energetici e informativi che sostengono prosperità e sicurezza: l’ha ripetuto il contrammiraglio Francesco Milazzo della Marina Militare: guardando a quest’aspetto la cooperazione tra marine, istituzioni e industria è «fondamentale per il progresso tecnologico e la superiorità operativa: l’Italia è in prima linea, combinando competenze avanzate con una visione di interoperabilità e soluzioni dual-use, sviluppando architetture moderne di comando e controllo e veicoli multiuso e multi-missione capaci di operare dal fondale alla superficie per la difesa e la resilienza delle infrastrutture».
A tal riguardo, è stato sottolineato che il nostro Paese ha istituito nel 2023 il Polo Nazionale della dimensione Subacquea (Pns) a La Spezia e che la Marina Militare ha promosso una iniziativa per creare un “centro di eccellenza” Nato per il dominio subacqueo, sempre a La Spezia, nella stessa sede del Pns.











