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Gli 80 milioni ai soli cinque porti aprono la solita guerra tra “poveri”

In realtà anche due dei beneficati, Gioia Tauro e Cagliari, hanno avuto solo poche briciole – Napoli teme per il suo mega/piano di crescita e Livorno escluso per gli avanzi di cassa – Le vicende dei bacini di carenaggio

GENOVA – Gli 80 milioni di euro ripartiti dal ministero delle Infrastrutture solo tra cinque Autorità portuali (Genova, Savona, Gioia Tauro, Cagliari e Civitavecchia), se hanno formalmente premiato quei porti dove – ha detto il decreto – migliore si è dimostrata la capacità di spesa, hanno lasciato l’amaro in bocca in molti altri scali: dove è già cominciata l’analisi (e forse la formale recriminazione: si aspettano i documenti dopo Pasqua) del perché delle esclusioni.
[hidepost]Ma anche tra i porti “beneficati” non manca il mugugno: perché in fin dei conti Cagliari ha avuto poco meno delle briciole (1 milione) e Gioia Tauro la parziale compensazione (3,2 milioni) dell’azzeramento delle tasse d’ancoraggio. La parte del leone l’hanno fatta Genova con 20 milioni per il ribaltamento a mare della Fincantieri di Sestri Ponente (ma il presidente Merlo ha rilevato che si tratta solo di una prima tranche, perché l’intera opera richiederà un ulteriore intervento da 50 milioni) e specialmente Civitavecchia con i 33 milioni per Gaeta e Savona (25 milioni per la piattaforma di Vado).
A bocca asciutta in questa fase anche porti come Trieste, Napoli e Livorno, che pure avevano sperato in finanziamenti per opere almeno progettate. Per Napoli si parla addirittura di delusione abissale perché il grande piano di ammodernamento e allargamento del porto che pure conterebbe sui finanziamenti europei per 280 milioni, senza alcun contributo dello Stato italiano rischia di finire fuori tempo massimo e perdere del tutto il treno europeo. Per Livorno c’è di peggio: circola una indiscrezione secondo la quale l’Authority di Giuliano Gallanti sarebbe rimasta a bocca asciutta perché “non ha nemmeno speso i 60 milioni d’avanzo di bilancio” certificati, e quindi tutti i piani relativi alla mini-piattaforma Europa e ai riassetti funzionali delle aree ro/ro non sono stati nemmeno considerati. Da sottolineare che nella ripartizione delle Infrastrutture non si fa cenno al finanziamento “straordinario” di 150 milioni per il porto di Piombino come anticipazione del piano regolatore portuale in funzione dell’eventuale arrivo del relitto della “Concordia”: una vicenda, quella del relitto, che si sta avvitando in chiave politica (o peggio: partitica) con il possibile risultato che tra i tanti porti litiganti (Piombino, Civitavecchia, Palermo) vinca la soluzione della Costa di trasferire la carcassa con una nave-bacino in Turchia o dove costa meno la demolizione (e specialmente, si è fatto più volte notare dalla compagnia anche al ministero dell’Ambiente) dove nessuno lo possa più vedere.
Nel quadro generale delle decisioni per i porti, va anche notato che si continua a galleggiare nel vago per quanto riguarda il superbacino di Livorno nel sistema dei bacini di carenaggio del Medio e Alto Tirreno: nessuna partenza ufficiale dopo l’annuncio dell’Authority di mettere a gara la disastrata vascona (chiusa da anni e oggi anche con la barca-porta affondata e non ancora recuperata); mentre a Genova i tre bacini di carenaggio locali sono stati rapidamente assegnati, tramite gara: il n. 2 al consorzio formato da Amico, Piaggio e Polipodio, i bacini 4 e 5 al consorzio composto da Gennaro, Gmg, Lagomarsino, Aniello, Nmn, Mariotti, Messina, San Giorgio Porto e Zincaf.
A.F.

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Pubblicato il
30 Marzo 2013

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