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Ravenna, la “grana” guardie

Contestata l’ordinanza della Capitaneria sui piani della security

ROMA – Assiterminal, Assologistica ed Assotrasporti sono intervenute con una dura nota sull’iniziativa adottata recentemente nel porto di Ravenna dalla Capitaneria, su richiesta della locale Prefettura, in ordine all’impiego obbligatorio di guardie giurate, ai sensi del Decreto Min. Interno nr. 154/2009, ed alla conseguente revisione dei piani di security dei terminal.
[hidepost]Le tre organizzazioni nazionali, rappresentative rispettivamente delle Autorità portuali e dei terminalisti e delle imprese per operazioni portuali, fortemente preoccupate per quanto accaduto, riaffermano e chiedono quanto segue in un documento congiunto.
• Necessità di soprassedere da ogni iniziativa volta all’applicazione pedissequa del decreto sopra citato, quantomeno nelle more di riprendere un tavolo di confronto ad alto livello tra il ministero Infrastrutture e Trasporti e il ministero dell’Interno ed in attesa comunque della più volte richiesta convocazione del Comitato Interministeriale per la Sicurezza Marittima.
• Necessità di rivedere i contenuti del citato decreto, poiché presenta forti contraddizioni con norme internazionali e comunitarie di rango superiore, in modo che non venga inficiata la situazione in essere nei porti nazionali, più volte validata e apprezzata da esponenti della Commissione Europea; una situazione e relativi assetti di competenze che sono pienamente rispettosi della vigente normativa specifica di settore, e cioè del Regolamento CE 725/2004 relativo alla security delle navi e degli impianti portuali, del Decreto Legislativo nr. 203/2007 di attuazione della Direttiva CE 205/65 concernente il miglioramento della sicurezza nei porti, nonché del Programma Nazionale della Sicurezza Marittima del giugno 2007 che, nel rispetto delle predette norme, ha introdotto alcune puntuali specificazioni operative, anche in tema di addestramento e formazione del personale addetto alla security nelle port facilities e negli ambiti portuali.
Tutto ciò al fine di evitare: immotivati aumenti di costi, incremento di burocrazia, conflitti di competenze e complicanze di natura occupazionale e/o sociale.

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Pubblicato il
10 Agosto 2013

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