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Sconfitta la pirateria dei somali? Nel 2013 attacchi ridotti del 95%

Si attendono ripercussioni positive anche sui costi assicurativi e di vigilanza – In sette anni i pirati hanno messo insieme un “fatturato” di oltre mezzo miliardi d dollari

BRUXELLES – La pirateria somala boccheggia? Secondo Catherine Ashton, alta rappresentante dell’Unione Europea per gli affari stranieri e la politica della sicurezza, nonché vicepresidente della commissione europea, il 2013 appena concluso è stato l’anno in cui gli attacchi sono crollati.
[hidepost]“C’è stata una drastica riduzione del 95% degli attacchi alle navi da parte dei pirati somali”- ha riferito la Ashton in parlamento – “non solo per la vigilanza delle navi militari della missione europea Atalanta, ma anche per la politica di aiuto alla formazione di un esercito somalo e la ricostruzione in quel paese delle sue istituzioni”.
Catherine Ashton ha utilizzato di recente questo argomento sul quotidiano francese Le Monde per sostenere la tesi di coloro che, facendo perno sui risultati della missione navale congiunta europea Atalanta, sostengono la necessità di arrivare a una difesa comune integrata della UE, superando il concetto di una politica della difesa strettamente nazionale: una politica che ha creato incomprensioni e anche scontri commerciali (ogni paese della UE continua ad avere armamenti diversificati, a spingere le proprie industrie delle armi, a cercare di venderle all’estero spesso in diretta concorrenza con altri paesi europei). In tempi di “spending review”, sostiene la Ashton, una politica comune della difesa consentirebbe anche di risparmiare risorse e ottimizzare i risultati.
Argomentazioni convincenti, o comunque da approfondire. Certo è che se il trend di netta caduta della pirateria somala dovesse essere confermato anche per l’anno appena iniziato, uno dei più alti contributi al costo del trasporto marittimo tra Far East e Europa verrebbe a cadere. E non si tratta di briciole. Secondo la Banca Mondiale il “fatturato” della pirateria somala dal 2005 al 2012 ha superato il mezzo miliardo di dollari Usa, ottenuti dal riscatto di 180 navi che hanno fruttato ciascuna una media di 2,7 milioni.
Ovviamente questo pesante tributo è costato allo shipping, e ai vari paesi vittime dei sequestri di navi di bandiera, cifre ancora più consistenti. Uno per tutti, il costo delle missioni navali militari che come Atalanta si sono susseguite nei mari infestati dai barchini pirateschi. Poi ci sono i costi di assicurazione antipirateria, i costi dei vari “team” di autodifesa a bordo, i costi delle missioni a terra per intercettare i fiumi di denaro gestiti dai pirati, non di rado “ripuliti” in operazioni immobiliari anche nella stessa Europa.
Se dunque il trend di caduta verticale degli assalti dovesse essere confermato anche nel 2014, tutto lo shipping potrebbe averne enormi vantaggi sia di sicurezza che economici. Senza abbassare la guardia, non ci resta che sperare.

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Pubblicato il
25 Gennaio 2014

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