Tante promesse: non sarà il Gattopardo
ROMA – Non sarà, giurano al ministero dei Trasporti, una legge alla Gattopardo: ovvero cambiare tutto per non cambiare niente. Ma sia i tecnici di viale Asia, sia i singoli “saggi” della commissione dei 15, una riserva mentale ce l’hanno: ovvero, qualsiasi possa essere la proposta che uscirà dalla commissione, starà poi alla politica (al governo e al parlamento) trasformarla in legge.
[hidepost]E li potrebbe cascare l’asino, come dice il proverbio. Ovvero, nessuno è in grado di dire quali potranno essere le pressioni della politica, dei politici, delle lobby e quali i loro risultati.
Possiamo provare a immaginare tre diverse soluzioni per la riforma della 84/94, per quello che riguarda un suo solo ma non secondario aspetto, quello della riduzione delle Autorità portuali (che comunque le si guardi, si sa e si ammette che sono troppe).
Sulla base delle tante ipotesi che circolano, c’è un’ipotesi soft, che potrebbe essere più “digeribile” dalle Regioni (che ovviamente non sarebbero contente di essere tagliate fuori dai giochi di potere): e sarebbe quella di accorpare i porti per Regione marittima, ovvero una specie di compromesso sui “sistemi” regionali già sentiti: così un’unica Autorità portuale per la Liguria (accorpando Savona e La Spezia a Genova), un’unica per la Toscana (Carrara e Piombino su Livorno), un’unica sul Lazio (Civitavecchia Caput Mundi come di fatto già è su Fiumicino etc.), un’unica sulla Campania, eccetera. In Adriatico sarebbe assai ostico mettere insieme Venezia e Trieste, ma se è per questo anche in Liguria non si scherzerebbe. Insomma, ipotesi soft ma fino a un certo punto. E a parte le Regioni, piacerebbe a pochi.
L’altra ipotesi sembra voler seguire il criterio europeo dei porti “core”. Che sono quelli riconosciuti nelle reti trasportistiche intermodali della UE, ai quali sarebbero quindi aggregati i porti vicini. In alcune aree gli accorpamenti potrebbero coincidere con quelli dell’ipotesi regionale, ma non sempre. Ci sarebbe la giustificazione – per tacitare i contrari – che ci si rifà a piani europei finanziati dall’Ue e quindi prioritari.
C’è infine (sembra di capire) anche una terza ipotesi: quella di una pianificazione ancora più ristretta dei “core”, che riguarda i terminali delle reti Tent-T, anche qui con un richiamo (e una giustificazione) tutta Ue. In ogni caso nessuno realisticamente ipotizza che dalle 24 Authority attuali si possa scendere sotto 12, o addirittura 14. Si punta piuttosto a farne dei nodi di un sistema interconnesso che davvero sia in grado di colloquiare su “piattaforme informatiche” aperte e condivise (non come oggi per cui il sistema Dogane non colloquia con quello delle Capitanerie e a sua volta deve fare i conti con altri sotto-sistemi (fitocontrolli, veterinari, etc), quello delle ferrovie a sua volta è chiuso agli interporti, i porti non colloquiano con gli aeroporti vicini, eccetera. L’hanno chiamata “babele informatica”, ma si va, nella babele dell’operatività, ben oltre l’informatica: è una filosofia della babele, e risolverla sarebbe (o speriamo: sarà) davvero un fatto epocale.
Antonio Fulvi
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