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A Livorno le “terne” e la rivoluzione

LIVORNO – Davvero, niente di nuovo sotto il sole: mentre a Livorno si discute, Sagunto viene espugnata. Riferimento storico e letterario (Tito Livio) forse l’ho già usato: ma calza sempre più a pennello, perché mentre a Livorno si gira intorno al balletto delle date per il varo definitivo del piano regolatore portuale (determinanti per il finanziamento della piattaforma Europa) a Roma è partita la rivoluzione della portualità.
[hidepost]Con gli “stati generali” di lunedì scorso – vedi in questa stessa pagina – il ministro Lupi ha messo le basi per una trasformazione radicale della portualità e anche delle Autorità portuali. E poiché le nomine dei futuri presidenti avverranno – a quanto sembra – con regole totalmente semplificate rispetto a quelle di oggi (le “terne” tramontano) molte delle diatribe, dei dietrismi, delle designazioni in politichese, dei messaggi trasversali per le elezioni prossime future (vedi la Regione) rischiano di non aver più senso. Rischia invece grosso la piattaforma Europa perché le date entro cui approvare la pianificazione (con il Comune che temporeggia) sono ormai strettissime: si va da metà febbraio a poco oltre.
Eppure è proprio intorno alle “terne” livornesi che continua la battaglia al calor bianco. Ne parlano e ne discettano tutti. Intorno ai tre candidati emersi dalle designazioni (Luciano Guerrieri in testa, Giuliano Gallanti di rinforzo indicato da Capraia e forse anche dalla Provincia, Nicoletta Batini “lanciata” dal sindaco Nogarin per scompaginare le carte del Pd) c’è la guerra con tutte le armi possibili, compresa la denigrazione. Un tema, quello delle terne, che è stato l’argomento principe – sottovoce, ma che tristezza – anche durante i riti del funerale di lunedì scorso di uno dei più importanti e rimpianti imprenditori industriali della città, l’ingegner Ernesto Laviosa: la cui memoria avrebbe forse meritato altra attenzione.
Che dire ancora? Gli “stati generali” della portualità produrranno presto alcuni risultati che al momento sembrano ancora sospesi a mezz’aria. Ma a Livorno si continua a discutere, invece che delle azioni per il “salvataggio” dei grandi piani del porto, di chi andrà a sedere sulla poltronissima di Palazzo Rosciano. Certo che è importante: ma sarebbe più importante ritrovare, anche sul possibile nome (ammesso che da Roma poi non vogliano fare alla Renzi, cioè decidendo loro) l’unità e la compattezza dei livornesi davanti al pericolo. Invece, Dum Liburnia consulitur … eccetera.
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
11 Febbraio 2015

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