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Aspettando la riforma “fantasma” cosa insegna il caso Piombino

Secondo il ministro delle Infrastrutture difficile un piano definitivo prima di settembre – Ma nel frattempo cospicui investimenti internazionali arrivano dove c’è un progetto realistico

Graziano Delrio

ROMA – A spingere perché il governo centrale annunci qualche decisione sulla riforma portuale ormai sono tutti: da Assoporti a Confetra, da Assologistica alle varie realtà portuali. Ma l’impressione è ormai che il governo, in tutt’altri scontri impegnato – è sintomatica la bagarre sull’Italicum – della riforma portuale s’interessi senza urgenze. Anzi: dalle ultime dichiarazioni del neo-ministro Delrio, le linee messe a punto dai famosi “15 saggi” del suo predecessore Lupi saranno studiate con calma e se ne riparlerà a settembre. E’ un bene o un male? E’ una scelta. Com’è stata una scelta quella di favorire il canale preferenziale urgente per la ventina di interventi finanziati di corsa sulle grandi opere che hanno privilegiato ferrovie e direttrici autostradali, ma ignorato i porti.
Che poi nel gossip politico-portuale si continuino a presentare ipotesi “di rottura” per la riforma, come quella che sarebbe cara al cerchio magico di Renzi di una grande Autorità per la logistica e i trasporti, viene letto come un ballon d’essai, ovvero una delle proposte più estreme nel tentativo di abolire l’attuale bagarre che condiziona i comitati portuali delle 24 Authorities fortemente regionalizzate. Non è una proposta nuova: ridurre drasticamente il numero delle Autorità (quelle del sistema “core” della UE, non più d’una dozzina), accentrandole per “sistemi” e snellendone il funzionamento, lasciando al centro – a Roma dunque – le scelte strategiche e quindi anche gli indirizzi dei finanziamenti infrastrutturali. E’ un po’ quel suggerimento di “governance”- portato all’estremo – che sembra sia emerso anche dal lavoro dei 15 saggi, Ma è ancora tutto nel limbo. E sarà difficile che qualcosa di concreto possa essere deciso prima dei tempi stabiliti da Delrio, cioè il prossimo autunno. Con le elezioni alle porte e altri scottanti temi di carattere sociale ed economico sul tappeto, i porti – sembra di capire – possono attendere le decisioni del potere pubblico, affinandosi a quello che possono fare i privati.

* * *

Si dirà che l’ennesimo rinvio lascia aperti tanti problemi. Ma nel frattempo bisogna anche ammettere che alcune scelte pubbliche del passato – remoto, ma in particolare prossimo – stanno già condizionando la nostra portualità. Un caso significativo è quello di Piombino. Proprio in questi giorni, a conferma che quando si creano strutture in linea con le richieste di mercato gli utilizzatori corrono, sul porto piovono investimenti privati per centinaia di milioni. I circa 200 finanziati dallo Stato per la (fallita) operazione di smantellamento della Concordia sono già triplicati per iniziativa dei grandi gruppi globalizzati. Cevital, che non ha fatto mistero di voler puntare sul porto oltre che sulle acciaierie, s’è tirata dietro i cinesi di Chec Co Ltd per la logistica di banchina e da qualche giorno anche i giapponesi di Mitsui. Con questi due colossi della logistica portuale Piombino punta non solo a strutture per le demolizioni e riparazioni navali, ma anche all’agroalimentare, alla logistica pesante (se n’è parlato a lungo) e persino alle crociere (conferma dal commissario Luciano Guerrieri anche di recente). In sintesi: dove si crea una struttura portuale moderna, e specialmente dove lo Stato da la conferma di avere un grande progetto, i finanziamenti privati arrivano, e arrivano a pioggia: perché il mondo della logistica corre e un po’ ovunque – specie nel Mediterraneo – bisogna adeguare al prossimo futuro strutture portuali quasi ovunque superate. Anche a costo di ritornare all’antico passato: nel caso di Piombino, quando il porto era una potenza e Livorno ancora un villaggio di pescatori. E per creare queste nuove opportunità non occorre una riforma della riforma portuale, occorre avere una visione globale e saper trattare a livello globale. Chissà che il caso Piombino non insegni finalmente qualcosa a livello nazionale?
A.F.

Pubblicato il
2 Maggio 2015
Ultima modifica
4 Maggio 2015 - ora: 14:23

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