Se il business apre la strada al Distripark
LIVORNO – Se il “Livorno Reefer” nasce con l’ambizione di diventare importante per l’economia del porto – anche per il successivo incremento del lavoro con la manipolazione e il confezionamento degli ortofrutta – un po’ tutti i soci protagonisti non si nascondono di considerarlo solo il biglietto d’ingresso per una operazione assai più vasta: la nascita del primo vero, importante e finalmente definitivo Distripark livornese.
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In questa chiave si spiega anche l’ingresso nella società dell’immobiliarista Cagliata, con il piccolo dettaglio – molto significativo – delle proprietà di quest’ultimo al di la del viale Da Vinci, dove si attesta anche un importante (e fino ad oggi sotto-utilizzato) fascio di binari ferroviari collegati poi alla rete nazionale. Per assurdo, più binari di quelli che esistono nel principale terminal containers del porto labronico, il Tdt.
Da tempo circola l’indiscrezione che unendo gli oltre 200 mila metri quadri di Cagliata con l’area del terminal Da Vinci dei portuali dove insiste il “Livorno Reefer”, il Distripark sarebbe fatto: con tanto di banchina con affaccio sul canale industriale, aree di manovra e stoccaggio proprio dietro la banchina ed aree di sviluppo al di la del viale da Vinci, dove insistono i binari ferroviari. L’unico problema è costituito semmai dal Viale da Vinci che taglia in due il comparto: e non è ipotizzabile un attraversamento del viale a raso, perché sarebbe un grosso impedimento al traffico automobilistico per Tirrenia e a quello pesante diretto alle autostrade. La soluzione è già stata ipotizzata: un cavalcavia “pesante” che con la debita pendenza consenta di unire le due aree, quella ferroviaria e quella con affaccio in banchina. Il progetto c’è già e pare che, visti i valori in gioco, il Comune non si voglia mettere di traverso. In questo modo l’area oltre il viale da Vinci potrebbe prestarsi a nuovi insediamenti, a capannoni inclusi in cinta doganale, a lavorazioni sia sulle merci che sui trasporti. Un polmone, logistico privato come Livorno ha sperato da tempo di avere e come non sembra essere riuscito totalmente ad essere il troppo lontano interporto di Guasticce anche per colpa delle ferrovie.
A.F.
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