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Che jattura se si arriva al commissario …

LIVORNO – Inutile girarci intorno: così com’è, l’”ambo” fornito al ministro Matteoli per la prossima presidenza della Port Authority porterebbe dritto dritto al commissariamento di Livorno. Che diventerebbe l’ennesimo, e tutti per iniziativa di Matteoli.


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Davvero è quanto vuole il ministro livornese? E davvero è questa la strategia che è stata concordata da qualcuno con Roberto Nardi? E chi sarebbe, nel caso, il futuro commissario, visto che da qualche tempo – anche per far fronte ai vari Tar e ai giudizi politici – i commissari sono stati scelti tra gli alti ufficiali delle Capitanerie di porto, possibilmente i comandanti locali? Quindi nessun politico dovrebbe sperare sulla poltrona?

Di “se” e di “ma” sono piene le fosse, come si diceva e si dice del senno del poi. Però è giusto e saggio interrogarsi su dove sta realmente il bandolo della matassa. Perché la tesi che il presidente della Camera di Commercio Nardi si sia prestato a mandare all’aria la facile riconferma di Piccini solo per avere poi – per ricompensa dal ministro Matteoli – la presidenza dell’Authority di Piombino (tra tre anni, quando scadrà Guerrieri) a pensarci bene scricchiola parecchio. Per vari motivi: Nardi è giovane ed ha ancora tre anni di presidenza camerale, ma specialmente non possiede la sfera di cristallo e non sa – come tutti noi – che succederà tra tre anni nella politica locale e nazionale. Inoltre Nardi non è sciocco e sa bene che l’uovo oggi – la sua Camera di Commercio – è meglio della gallina – l’Authority di Piombino – domani; ma con la mossa di entrare in lizza contro Piccini, Nardi s’è messo contro tutte le altre istituzioni del territorio, che possono tendergli cento trappole. A meno che….

A meno che, dice qualche sofista, Nardi non abbia agito anche con la spinta di chi, nella sinistra, ha voluto fare lo sgambetto a Piccini senza assolutamente apparire (per ora). Che Nardi non sia uomo della destra è arcinoto: come è arcinoto peraltro che la sua riconferma alla Camera di Commercio è avvenuta passando sotto antipatiche e mortificanti forche caudine della stessa sinistra. Insomma il quadro è complicato e si presta a mille varianti. Con una sola certezza: se il ministro dovesse scegliere Nardi troverebbe lo sbarramento totale della Regione (o no?). Se dovesse respingere entrambi i nomi dovrebbe però motivare molto bene, le sue tesi salvo ricorsi che non fanno certo piacere a un membro del governo, il “niet” a Piccini.

Certo, si arriverebbe a un’altra “terna” che dovrebbe essere fornita questa volta dal presidente della Regione: e dovrebbe essere una “terna” che non contenga i due nomi già bocciati in prima battuta dal ministro. Il risultato? Il commissariamento sembra il più naturale. Ma chi lo vuole, perché e con quali obiettivi?

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
18 Settembre 2010
Ultima modifica
20 Settembre 2010 - ora: 07:51

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