Visita il sito web
Tempo per la lettura: 3 minuti

Duci (Federagenti): “Solo martiri alla presidenza delle Authority”

Paolo Ferrandino

ROMA – Anche l’Autorità Portuale di Ravenna è stata dunque “decapitata” – la notizia ha già fatto il giro d’Italia – da provvedimenti giudiziari che hanno decretato l’interdizione dai pubblici uffici del presidente Daniele Rossi, del segretario generale Paolo Ferrandino e di un altro funzionario dell’Autorità di Sistema Portuale. L’accusa è quella di inquinamento ambientale, abuso e omissione di atti d’ufficio.

L’inchiesta di Ravenna – sottolinea il presidente di Federagenti Gian Enzo Duci – si somma a quelle che hanno travolto altre Autorità Portuali. Quella di Livorno, dove solo in questi giorni, anche se l’inchiesta penale prosegue, il presidente del porto è stato reintegrato nel ruolo dal quale era stato interdetto mesi addietro. Si somma all’inchiesta in atto a Napoli, a quella penale che incombe sui porti di Bari e Brindisi, a quella per abuso d’ufficio a Gioia Tauro nonché ai rumours che riguardano anche altre Autorità di Sistema Portuale in particolare nel nord della penisola.

[hidepost]

“I casi sono due – ha scritto con la comprensibile amarezza Duci – o il ministro Delrio nella scelta dei presidenti e dei segretari delle Autorità di Sistema Portuale ha sbagliato tutto assegnando la governance dei porti a incompetenti o disonesti. Oppure la riforma portuale colloca, per la sommatoria di norme e competenze, i vertici delle Autorità di Sistema Portuale in una posizione di martirio certo. Tertium non datur: se non l’eventualità di affidare direttamente a magistrati inquirenti la guida di tutta la portualità italiana”.

A scendere in campo è appunto il presidente Duci, accendendo i riflettori sul terremoto che sta travolgendo gli scali marittimi italiani con conseguenze devastanti sull’operatività degli stessi e con il conseguente blocco di tutti i più importanti progetti infrastrutturali.

“Nel silenzio assordante della politica – afferma Duci – si sta consumando una vera e propria carneficina nei porti e dei quadri dirigenti che dovrebbero guidarli in un momento per altro delicatissimo in cui le opportunità di ripresa potrebbero trasformarsi nel giro di poche settimane in clamorosi autogol. Oggi, e non è un paradosso, solo un manager con vocazione al martirio o un dirigente che non abbia nulla da perdere e che comunque non possa sperare in nessuna crescita professionale, potrebbe ragionevolmente accettare una carica, a decisione limitata e a rischio illimitato. Una carica che, alla luce dei fatti, della proliferazione delle inchieste giudiziarie, del recente caso Ravenna e dei rischi penali, è lo specchio di una riforma portuale fallita.”

“Se i giudizi sulla governance dei porti, sulla centralizzazione delle scelte in organismi mai attivati – prosegue il presidente di Federagenti – possono essere oggetto di valutazioni contrastanti, certo la concentrazione di funzioni, competenze in un quadro normativo sconclusionato e tutto da interpretare, hanno creato le premesse per il più grande fallimento della portualità nazionale”.

“Come operatori del settore – conclude Duci – non possiamo non denunciare quella che è ormai una libanizzazione del sistema portuale e le conseguenze che ne stanno già derivando, sia per il blocco di importanti lavori infrastrutturali, sia per la comprensibile e ormai quasi generalizzata tendenza dei vertici, ancora non travolti da inchieste, ad assumere qualsivoglia decisione e a ufficializzarla con una firma”. Per Federagenti è oggi necessaria quindi una misura di emergenza, tale da evitare che i porti diventino la causa del più importante e insanabile blackout del sistema economico nazionale.

[/hidepost]

Pubblicato il
14 Settembre 2019

Potrebbe interessarti

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora

La vendetta e il perdono

Dunque, la solidarietà del presidente della Toscana con Luciano Guerrieri è durata, in ossequio agli ordini di partito, l’espace d’un matin, come dicono i francesi. Anche Giani, che aveva giurato di difendere Luciano alla...

Leggi ancora

Riforma e porti in vendita

Come volevasi dimostrare: le indicazioni (attenti: sono nomi proposti, non ancora promossi ufficialmente) per i nuovi presidentI di Autorità di Sistema Portuale (AdSP), peraltro significative sul metodo, hanno sturato il vaso di Pandora. Tutti...

Leggi ancora

So che sanno che sappiamo

Niente paura, il gioco di parole del titolo non riguarda voi lettori. Vorrebbe essere, appunto, un gioco rivolto chi continua a ritardare l’attesissima e indispensabile riforma portuale, con annessi e connessi. Sia chiaro che...

Leggi ancora

Drill baby, drill

La guerra dei dazi annunciata da Trump sta innescando una inedita rivoluzione non solo commerciale, ma anche politica. E le rivoluzioni, come scriveva Mao nel suo libretto rosso, “non sono un ballo a corte”....

Leggi ancora