Darsena Europa, le nuove ipotesi (e forse Luca Becce torna in TDT)

Nella foto: Luca Becce
GENOVA – In questo nostro mondo della portualità che è costantemente in divenire, con moto uniformemente accelerato come si dice in fisica, molti dei giochi per la crescita, il rilancio o la sconfitta degli scali italiani si sta giocando sempre più a livello internazionale. Non è una novità, ma adesso siamo – come si dice in Toscana – alla porta coi sassi. Cioè alle decisioni. Il che in ogni caso è un sollievo,visto che la politica nazionale di decisioni veloci sembra incapace di prenderle.
Il paradigma, visto da Genova, riguarda per le prossime settimane il porto di Livorno, ovvero la scommessa della Darsena Europa. L’AdSP di Livorno ha posto alla fine di novembre – tra un mese – il termine ultimo per le dichiarazioni d’interesse alla gara, mettendo sul piatto – recente bilancio preventivo – 60 milioni della stessa AdSP, 50 dei Cipe e 200 della Regione. Per la prima fase della Darsena, il terminal contenitori, ne servono altri 300 di chi volesse costruirla e gestirla. Più le opere accessorie dell’ultimo miglio, prima di tutto la tombatura dello sbocco dello Scolmatore dell’Arno/Canale dei Navicelli per assicurare accessi stradali e ferroviari adeguati. Il presidente Corsini, gettando l’anima al di là dell’ostacolo, ha detto recentemente che la Darsena Europa funzionerà dal 2023: un azzardo, per alcuni coraggioso, per altri irrealistico o peggio.
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Perché allora dobbiamo guardare alla Darsena Europa da Genova? Perché è da Genova, magari di rimbalzo dal mondo, che arrivano sussurri e grida su cambi di assetti internazionali che coinvolgono sia i Fondi franco-inglesi Infracapital & C. oggi proprietari del TDT – unici ad aver manifestato un moderato interesse alla Darsena Europa – sia i grandi gruppi armatoriali che ormai sono anche terminalisti. Gira voce, ormai accreditata, che si avvicini un cambio al vertice del TDT, con la presidenza di Schenone che passerebbe a una vecchia e apprezzata conoscenza, Luca Becce al posto del genovese, ad altri interessi rivolto. Becce, che è sempre nel Consiglio d’Amministrazione del TDT, verrebbe a integrare e potenziare la gestione di Marco Mignogna che ha fatto bene e continuerà. Perché? Perché a differenza delle tante chiacchiere, i Fondi sarebbero davvero interessati alla Darsena Europa, ma solo a patto di chiarire – voce dal sen fuggita di qualcuno che non è l’ultimo arrivato – il futuro del terminal Lorenzini come hub container anche del potente gruppo MSC.
In termini più brutali: I Fondi del TDT sarebbero pronti a completare il “business plan” già presentato all’AdSP solo se quest’ultima confermasse che il Lorenzini rinuncerebbe ai contenitori. È noto che il terminal in questione ha una concessione “multipurpose” solo temporanea: ma in Italia – è la malignità che circola – non c’è niente di più permanente del temporaneo. Enio e il suo maxi-socio Aponte a loro volta non sono da sottovalutare. Il terminal va bene, i suoi traffici aumentano, il porto e l’economia locale ne traggono indubbi vantaggi anche nell’occupazione, in tempi non facili come sa anche Yuri De Filicaia con la sua Uniport. Cancellarli? Si rischia uno scontro tra massimi calibri. Sempre che Aponte non abbia più interesse a potenziare la sua presenza a La Spezia che non a lanciarsi con Enio in una joint venture con i Fondi per la Darsena Europa. Ma Aponte non è uno che molla: e tantomeno lo è Enio Lorenzini. Massimi calibri al confronto. Il tempo dei “pollai” livornesi sembra ormai preistoria.
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Però, come abbiamo sottolineato, la situazione è tutt’altro che lineare. Vero che la Darsena Europa è ormai inserita nella pianificazione nazionale delle infrastrutture. Però è vero anche che la pianificazione non avrebbe ancora chiarito tempi e risorse per le opere a carico dello Stato (modifica delle dighe esterne, canale di accesso attraverso le secche delle Meloria (parco!) più le mille complicanze burocratiche derivate dal codice degli appalti. Ma il vero nodo, almeno a sentire là dove si puote ciò che si vuole, è la mancanza di chiarezza anche sul progetto definitivo e attendibile.
Intanto però vanno avanti anche manovre parallele, che per il porto contano, e come! C’è in particolare la vicenda Sintermar, con l’acquisto delle aree per i traffici Grimaldi delle auto contestata dall’AdSP, rilanciata dal TAR, in attesa del definitivo contributo del Comune. Sulla Sintermar, l’alleanza Grimaldi-Neri sembra sempre più solida. E da parte sua il gruppo guidato da Piero Neri e dal figlio Corrado sta ulteriormente irrobustendosi, concentrandosi con il ridurre la catena di comando e (dicono) delle ramificazioni. È un gruppo livornese ormai internazionalizzato, con interessi in tutto il Mediterraneo, impegni sempre più articolati, prospettive di ormai prossimo sviluppo anche nel ramo delle demolizioni e costruzioni navali (PIM). Nessun dorma, recita il celebre passaggio della “Turandot” di Giacomo Puccini. Specialmente oggi. Senza dimenticare la spada di Damocle sull’AdSP da parte della Procura della Repubblica: da due giorni è rientrato anche il segretario generale Massimo Provinciali, ma le Idi di Novembre si avvicinano per lui e per Corsini.
Antonio Fulvi
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