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Belt and Road Summit a Trieste

TRIESTE – Non siamo più ormai da tempo alle sole intenzioni. La versione moderna della Via della Seta, ribattezzata Belt and Road Initiative (BRI), lanciata nel 2013, è un gigantesco piano per la costruzione di infrastrutture di trasporto e logistiche che coinvolge decine di paesi di tutto il mondo per un valore di più di mille miliardi di dollari. E che punta a Trieste per l’Italia, nel quadro di una valutazione geo-politica ribadita anche dal presidente cinese Xi Jinping che con la sua maxi-delegazione composta da oltre 500 persone, nel suo viaggio anche in Italia ha firmato il memorandum tra Roma e Pechino sulla Via della Seta e altri 29 accordi commerciali e istituzionali per un valore di circa 2,5 miliardi.

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A ribadire impegni e speranze è stato anche il recentissimo “Belt and Road Summit”, terza edizione, che si è tenuto mercoledì e giovedì scorsi alla stazione marittima di Trieste. Un summit ad altissimo livello, dopo il primo di Venezia e il secondo a Shenzhen, che ha ribadito la comune convinzione che Trieste rappresenti la chiave logistica per connettere l’Est e l’Ovest, oltre a uno storico punto d’incontro di culture tra il sud Europa, il mondo tedesco e i Balcani. Co-organizzato da “The European House” di Ambrosetti e China Development Institute, con il supporto dell’Authority portuale e il patrocinio del ministero degli esteri, il Summit ha dedicato nella serata di mercoledì un gala dinner (nel castello di Duino) riservato agli oratori e agli sponsor. Nell’intera giornata di giovedì si sono svolte le sessioni plenarie nella stazione marittima triestina, sui temi non solo strettamente logistici sulle connessioni tra Europa ed Asia, ma che sulle opportunità delle aziende e dei grandi gruppi italiani nella strategia cinese.

Con la conferma che l’Italia gioca un ruolo fondamentale nella “partita” cinese ed è una “pedina” più che centrale. Già oggi il Pireo è cinese (la Cosco lo ha acquistato all’inizio del 2016 spendendo 368,5 milioni di euro e un piano di investimenti di 350 milioni in 10 anni; e Trieste può essere, meglio del porto, greco l’hub per l’Europa centrale grazie anche ai suoi collegamenti su ferro tra i più funzionali d’Italia.

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Pubblicato il
23 Novembre 2019

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