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Gli interporti, le ZES e le priorità

Matteo Gasparato

NOLA (NA) – A margine del recente convegno sul futuro del trasporto ferroviario organizzato dall’Interporto Campano e dalla Interporto Servizi Cargo abbiamo parlato con il presidente dell’Unione Interporti Riuniti Matteo Gasparato del ruolo degli interporti nello sviluppo del sistema ferroviario ma anche nella logistica nazionale “green”.

Presidente, quanto e come incide il ruolo degli interporti nello sviluppo del sistema ferroviario e logistico nazionale?

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Reputo che sia fondamentale. Oggi gli interporti rappresentano una rete che potremmo definire “di ultimo miglio”. Abbiamo notato con il caso di Genova che la mancanza di aree retroportuali in grado di poter dare continuità a questa rete, con il problema del ponte, ha determinato il sovraccarico delle banchine.  I nostri porti non hanno banchine lunghissime come quelli del Nord Europa e quindi per velocizzare l’uscita della merce che arriva a terra via mare servono aree retroportuali, come allungamento di una ipotetica banchina, per poter liberare più velocemente le superfici portuali.

Vediamo come gli interporti siano fondamentali osservando ad esempio quello di Verona, o altri simili, che non sono aree retroportuali ma dei veri e propri porti “a secco”. Se oggi trasformiamo i numeri di Verona in Teu otteniamo sostanzialmente il quarto porto italiano. Anche altri interporti hanno ruoli di questo tipo: Nola ad esempio, che oggi festeggia il suo ventennale, lavora molto con Verona facendo numerosi treni di merci, il loro scambio di rapporti dunque non è legato solo alla retroportualità; infine sono fondamentali perché lo scambio gomma-ferro oggi rappresenta, al di là di una soluzione ecosostenibile, anche un risparmio importantissimo che si riflette a favore del PIL.

Cosa serve per migliorare la rete degli interporti?

Stiamo chiedendo una nuova legge quadro perché quella che regola gli interporti, la 240/90, ha ormai 30 anni. Esiste la necessità di rivedere gli interporti in una nuova veste da integrare con la riforma delle Autorità di sistema portuali; dall’altra parte ci sono mille necessità: ad esempio rendere operativi per tutti gli interporti i fast corridor – sui quali sta lavorando l’Agenzia delle Dogane – proprio per potenziare il rapporto con i porti. In molti interporti, circa la metà di quelli esistenti – quelli che hanno alle spalle più anni di vita – va completato l’adeguamento alle normative europee di ultimo miglio, quindi i terminali da 750 metri. Alcuni di questi interporti si stanno già adeguando come ad esempio Padova; a Verona invece occorre un intervento di concerto con le Ferrovie. L’altra metà è invece già pronta alla sfida europea. È chiaro che quelli più vicini ai valichi delle Alpi – l’Italia ha un confine geografico evidente – con le prossime aperture dei vari tunnel sono quelli che hanno maggiori necessità di essere preparati a queste scadenze. Occorre indubbiamente lavorare a tutta una serie di altri aggiornamenti: per superare definitivamente i colli di bottiglia, per gli adeguamenti alla sagoma B400, e a tutta una serie di normative per facilitare il viaggio della merce soprattutto nella tratta tra il Nord Italia e la parte Tirrenica; in quella Adriatica invece ormai si arriva a Bari senza difficoltà.

Ci sono tavoli che lavorano per accelerare questi adeguamenti così importanti ed attesi?

Abbiamo avuto segnali positivi dal ministero, che proprio in questo momento è a un tavolo con il segretario generale di U.I.R. per parlare dell’aspetto terminalistico degli interporti. Verranno riattivati i tavoli di confronto sulla parte normativa, e notiamo anche che grazie al nostro lavoro ci sono stati diversi emendamenti alla finanziaria che riguarderanno Uirnet, la società creata dagli interporti e soggetto attuatore del ministero per la parte della digitalizzazione. Perché un’altra parte molto importante è appunto questa: la digitalizzazione dei servizi.

L’attuazione delle ZES in quale fase si trova?

Questo è un tema che dobbiamo sicuramente affrontare perché a parole sembra che ci siano molti avanzamenti, ma non nei fatti. Per realtà come questa di Nola che sono alle spalle di un porto l’ampliamento delle ZES come disciplina per gli interporti è fondamentale, quantomeno per applicarla ai magazzini doganali; dobbiamo avanzare in fretta perché altrimenti la concorrenza dei porti del Nord Europa – anche sotto questo aspetto – ci farà partire in ritardo.

Avete in programma un incontro con il nuovo ministro De Micheli?

Dovremmo avere un appuntamento con il ministro nell’arco di un mese anche su queste materie. Non si critica né si giudica mai in partenza, ma devo dire che quella del ministro De Micheli è stata molto buona, così come quella del suo nuovo staff di gabinetto: abbiamo già avuto la possibilità di essere molto ascoltati; l’inizio è promettente.

Cinzia Garofoli

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Pubblicato il
7 Dicembre 2019

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