Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Finché la barca non va…

DÜSSELDORF – Al rientro da quello che è ormai uno dei più importanti saloni nautici, le aziende italiane che costruiscono barche s’interrogano sulle prospettive del mercato prossimo venturo. E a parte i trionfalismi più o meno di facciata, non sembra che siano rose e fiori. Pochi hanno voglia di parlarne: ma lo stato dell’arte viene definito dagli ottimisti un momento di riflessione mentre i pessimisti temono che stia entrando una nuova crisi del comparto. “Burrasca forte dritto di prora” ci ha detto qualcuno. Altri sono entrati nel dettaglio: si costruiscono troppe barche rispetto ai potenziali clienti, che ormai stanno riducendosi più che altro a quelli del ricambio. Morale: ci sono più barche di quante se ne vendano. E il Boot sembra averlo confermato.

[hidepost]

Gli analisti più attenti si richiamano anche al mercato generale dell’auto: che sta subendo lo stesso regime di stop-and-go, con prevalenza dello stop. Le nuove generazioni sono meno interessate delle vecchie sia all’auto che alla barca: tanto che l’età media di chi persevera, con la barchetta o con lo yachts, è cresciuta in modo preoccupante. Nei dettagli il mercato, quello che è rimasto, si è spostato: sono finiti i tempi dei venti/trentamila motori fuoribordo senza patente all’anno, siamo oggi agli spiccioli e i costruttori puntano semmai alle alte potenze (siamo arrivati ai 350/400 CV fuoribordo…); i cabinati a vela, un tempo lo zoccolo degli appassionati, sono sempre di meno e chi riesce a tenerseli va semmai verso un refitting, un rinnovo degli accessori, qualche supporto elettronico in più. Sulla grande e grandissima nautica, dove l’Italia è al vertice, siamo messi bene come costruzioni, ma siamo a zero o quasi come bandiera italiana. E noto.

C’è una terapia valida a fronte di questa preoccupante diagnosi? Forse è anche un problema di infrastrutture, oltre che di burocrazia asfissiante e persecutoria (per prendere la patente nautica il calvario è faticoso e costoso). L’Italia è il paese che ha meno scivoli di tutti quelli del Mediterraneo: il che non aiuta la nautica carrellabile, e quindi la crescita del parco natanti. Il refitting delle barche medie è ancora artigianale e polverizzato, quello delle barche grandi (quasi sempre di bandiera estera) sottoposto a pratiche defatiganti, di cui si parlato anche al recente Propeller di Livorno (ne riferiamo su questo stesso giornale). In sostanza: non basta fare belle barche e barchette, non basta nemmeno cercare di limare i prezzi: occorre che anche e specialmente in campo locale – Regioni e Comuni per primi – si faccia nascere una coscienza nautica, una consapevolezza che dietro ogni barchetta c’è un indotto economico importante per il territorio. La grande e travolgente passione per la barca degli anni ottanta potrebbe tornare se si utilizzassero le leve giuste e non prevalesse ancora in vecchio e stupido adagio che la barca è per i ricchi. Vecchio, stupido, pericoloso ed economicamente castrante. Ma cambiare si può, oltre che si deve.

Antonio Fulvi

[/hidepost]

Pubblicato il
1 Febbraio 2020

Potrebbe interessarti

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora

La vendetta e il perdono

Dunque, la solidarietà del presidente della Toscana con Luciano Guerrieri è durata, in ossequio agli ordini di partito, l’espace d’un matin, come dicono i francesi. Anche Giani, che aveva giurato di difendere Luciano alla...

Leggi ancora

Riforma e porti in vendita

Come volevasi dimostrare: le indicazioni (attenti: sono nomi proposti, non ancora promossi ufficialmente) per i nuovi presidentI di Autorità di Sistema Portuale (AdSP), peraltro significative sul metodo, hanno sturato il vaso di Pandora. Tutti...

Leggi ancora

So che sanno che sappiamo

Niente paura, il gioco di parole del titolo non riguarda voi lettori. Vorrebbe essere, appunto, un gioco rivolto chi continua a ritardare l’attesissima e indispensabile riforma portuale, con annessi e connessi. Sia chiaro che...

Leggi ancora

Drill baby, drill

La guerra dei dazi annunciata da Trump sta innescando una inedita rivoluzione non solo commerciale, ma anche politica. E le rivoluzioni, come scriveva Mao nel suo libretto rosso, “non sono un ballo a corte”....

Leggi ancora