Diagnosi da capo-pilota Livorno, futuro in forse
L’amara relazione del comandante Milani al Propeller – Già oggi le navi maggiori devono allibare – l’unica speranza, una velocizzazione della Piattaforma Europa

Fiorenzo Milani
LIVORNO – Un capo-pilota che sta per andarsene, una sua conferenza che entra nella carne viva del suo porto, un richiamo al realismo dei fatti e non alle illusioni delle speranze.
In un momento così delicato per il porto di Livorno, commissariato con il genovese Giuliano Gallanti – in vista di diventare presidente dell’Authority per gli ormai noti accordi politici regionali – e con il temuto stop ai progetti di accelerazione sulla “Darsena Europa”, la conferenza di lunedi sera al Propeller club del capo-pilota Fiorenzo “Cino” Milani è stata uno scossone. Salutare secondo i più, anche perchè Milani ha parlato forte e chiaro: con tutto l’amore per il porto, ma anche con la consapevolezza che un tecnico come lui non deve far politica, ovvero “melina”, e deve invece ricordare i problemi come sono, ed eventualmente indicare le soluzioni, tecniche e non politiche, per uscirne.
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Una piccola parentesi. il comandante Fiorenzo Milani lunedì sera ha salutato tutti in quanto sta per scadere come capo-pilota e da metà del mese prossimo rientrerà nei ranghi, lasciando la carica a un collega che sarà eletto dalla corporazione entro la fine di febbraio. Un’operazione delicata, sulla quale torneremo presto; ma che conferma la piena libertà del pensiero di Milani nella conferenza dell’altra sera.
I problemi di Livorno, così come descritti da Milani, riguardano in particolare il prossimo futuro. Già oggi, ha detto, le grandi portacontenitori da 6 mila Teu sono costrette a infilarsi nel “budello” che porta alla darsena Toscana in allibo, con poco più della metà del carico possibile. E se si guarda alle costruzioni in essere, si vede che lo shipping sta privilegiando navi da 8, 10 o anche 14 mila Teu (e ci sono progetti assai prossimi alla realizzazione che ne ipotizzano 18 mila). Il che vuol dire che la Darsena Toscana come porto containers è ormai sul viale del tramonto. Si aggiunga anche che lo scolmatore dell’Arno continua a buttare sabbie e fanghi nel bacino che si interra – ha citato Milani – di circa mezzo metro all’anno. Anche l’eventuale soluzione di tombare l’ingresso dello Scolmatore in Darsena Toscana richiede tempi lunghi, che i traffici containers non possono certo aspettare. Altro importante problema è quello della bocca sud dell’avamporto – unica praticabile – che richiede d’urgenza un escavo di 400 mila metri cubi di fanghi e un allargamento del raggio di evoluzione. In sostanza, il porto è senza questi lavori interdetto ad ogni nave maggiore di 300 metri di lunghezza, e anche per le minori non può operare nottetempo in sicurezza.
Non è assolutamente migliore la situazione delle navi da crociera, che non hanno banchine totalmente dedicate (anche la 75 che può ospitare al massimo unità solo fino a 250 metri potrebbe essere “requisita” presto per la nautica) e che devono convivere sulle uniche ad alto fondale (l’omonima banchina ex Dole e il Molo Italia) con i traffici mercantili.
E le soluzioni? Milani indica nei drastici dragaggi della bocca sud e della Darsena Toscana (per ritornare agli almeno 11 metri iniziali) gli interventi più urgenti. Ma se non sarà realizzata al più presto la piattaforma Europa multifunzionale – così come nel progettato piano regolatore che sta cominciando il suo iter – Livorno sembra destinato a tornare un porto di serie B. E il suo inserimento nel famoso elenco dell’Unione Europea tra i primi 55 porti collegati alle reti Ten potrebbe essere solo un risultato di facciata.
A.F./C.G.
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