Trieste: partita una diffida su porto vecchio

Zeno D’Agostino
TRIESTE – È guerra sul “porto vecchio” triestino. Nei giorni scorsi la I.P.R. F.T.T. (International Provisional Representative of the Free Territory of Trieste) ha notificato in italiano ed inglese ai vertici del Comune di Trieste, dell’Autorità Portuale e della Regione una diffida dal sottoscrivere accordi che costituiscano «violazione delle disposizioni dei commi 618 e 619 dell’art. 1 della L. 190/2014, come integrati dall’art. 1 comma 66 lettera b) della L. 205/2017».
Si tratta delle norme di legge che stabiliscono i vincoli di destinazione dei beni del Porto Franco Nord, (detto “porto vecchio”) assegnati al patrimonio disponibile del Comune e del ricavato della loro vendita. La diffida rileva che tali norme obbligano il Comune a vendere tutti quei beni versando l’intero ricavato all’Autorità Portuale, che è obbligata ad utilizzarlo esclusivamente per lo sviluppo del Porto Franco internazionale.
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La I.P.R. F.T.T. afferma che i contenuti dell’accordo preannunciati nei giorni scorsi alla stampa dal sindaco Dipiazza costituirebbero «un tentativo surrettizio di consolidare e coprire ulteriormente, coinvolgendovi anche la Regione» violazioni di legge commesse sistematicamente in materia dall’Amministrazione Comunale, per le quali pendono dal 2019 denunce penali ora rinnovate ed integrate».
La diffida è stata trasmessa per conoscenza anche al commissario del Governo e prefetto di Trieste, al procuratore della Repubblica ed al questore, e precisa che «la commissione indisturbata da anni» di dette violazioni di legge è stata anche «posta all’attenzione delle sedi investigative centrali» anticorruzione.
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