Dal molo-relitto alle mini-crociere
Un amico lettore, molto addentro anche agli aspetti storici del porto di Livorno, ci ha inviato due immagini che destano insieme nostalgia e tenerezza:
Cari amici della Gazzetta Marittima, lo sapevate che già agli anni ’30 c’erano delle crociere che scalavano il porto di Livorno? Eccone un’immagine, ripescata da un vecchio album, che testimonia l’arrivo di un vaporetto (a carbone) con i turisti in eleganti abiti da passeggio e le signore in lungo con cappellino. Notare i parabordi di cordame intrecciato (tipo paglietto) e la murata del giardinetto di poppa piuttosto sgangherata. Ma era lo stesso elegante…
La seconda immagine è successiva, con tanto di data precisa: 1946, guerra conclusa e arrivi degli aiuti alimentari degli USA. La didascalia basta a spiegare come si lavorava, su un molo arrangiato dalla cementificazione di un relitto semi-affiorante. Chi avrebbe sognato la Darsena Europa?
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Entrambe le immagini di una Livorno portuale di quasi un secolo fa non hanno bisogno di commenti: sono storia. E qualche volta bisognerebbe ricordare che la storia del porto, come quella di tanti porti italiani, è fatta da uomini che hanno saputo arrangiarsi ma anche guardare avanti a se, senza paura di rischiare. Il porto di Livorno, proprio per l’impegno prebellico del regime fascista – protettore e valorizzatore Costanzo Ciano (detto dai livornesi “Ganascia”) – e poi del “porto degli americani” che generò anche la grande base logistica di Camp Darby, è stato un importante protagonista della storia marittima nazionale, tanto da essere scelto già all’Unità d’Italia per la sede dell’Accademia Navale e di un importata cantiere sostenuto anche da Giuseppe Garibaldi. Chi tra i giovani d’oggi non conosce questi fatti? E chi ricorda gli uomini che hanno generato questa storia?
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