Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Benetti “Goga”, acciaio ed elettrico

LIVORNO – Inviata dei grandi saloni di fine estate, la nautica riparte con le nuove proposte. Tra queste, nato dalla visione rivoluzionaria di Paolo Vitelli, fondatore e presidente di Azimut|Benetti Group, Benetti B.Yond 37M “Goga” – nella foto –  rappresenta l’eccellenza di una nuova serie di Voyager, sviluppato su quattro ponti, espressione dello stile dell’armatore moderno.

In sostituzione alla vetroresina, Benetti ha fatto una scelta inedita per imbarcazioni di queste dimensioni: il ritorno all’acciaio. Un salto nel passato a quando, negli anni Cinquanta, fu proprio Benetti a passare dalle costruzioni in legno al metallo. L’acciaio, per molti mercati, è simbolo di durevolezza e solidità, qualità proprie di un Voyager concepito per lunghe navigazioni.

L’innovativo sistema E-Mode Hybrid di Siemens Energy consente inoltre di ottimizzare il consumo di energia a bordo in funzione degli specifici profili di utilizzo, assicurando una riduzione di emissioni di CO2 e NOx mai registrata prima in uno yacht di questa categoria.

Come riferisce la Benetti, B.Yond 37M naviga combinando i filtri catalitici SCR – una tecnologia di controllo dei gas alimentata con una soluzione liquida a base di urea, già adottata nelle automotive per i motori Diesel Euro 6D – con l’innovativo sistema E-Mode Hybrid di Siemens Energy, basato su un’architettura integrata Add On “crew friendly” che si appoggia su un impianto tradizionale, per una gestione estremamente semplice che permette di passare dalla propulsione meccanica all’elettrico e viceversa, senza l’intervento di personale specializzato a bordo.

Una soluzione innovativa che dà la libertà di viaggiare in quattro diverse modalità, tra cui spicca quella Full Electric, per una navigazione a zero emissioni, un plus esclusivo grazie al quale B.Yond 37M è in grado di accedere anche alle aree marine protette o alle zone normalmente interdette alla navigazione a motore.

Il pacco di batterie al litio consente anche di stazionare all’ancora in Hotel Mode a zero emissioni, tenendo i generatori spenti e alimentando a batteria le principali utenze di bordo.

Questo significa trascorrere il tempo in rada in armonia con la natura, immersi nel silenzio e in totale assenza di vibrazioni. Con la nuova generazione di batterie ad alta densità energetica, con un battery pack da 300 kW/h, sarà possibile godere di un’autonomia “at anchor” fino a 8 ore di giorno e a 12 ore di notte. Il tempo di ricarica delle batterie è di sole tre ore.

Pubblicato il
3 Settembre 2022
Ultima modifica
5 Settembre 2022 - ora: 16:10

Potrebbe interessarti

Proposta dal Bureau Veritas Italia come strumento di garanzia

“Safe container”, una certificazione

Per ridurre i costi della sinistrosità, 6 miliardi di dollari all’anno, l’attestato di sicurezza - Ogni 5 anni i controlli sui Teu dry e ogni 2,5 anni, per quelli cisterna per merci pericolose

Il neo-kompanjia Stachanov

Il kompanjia Aleksej Stachanov in confronto era, come si dice da noi, uno scansafatiche: cioè robetta. Perché oggi l’avvocato Matteo Paroli copre in contemporanea due cariche da far tremare le vene ai polsi. È...

Leggi ancora

Per la guerra per la pace

C’è qualcosa di nuovo oggi nel cielo. No, non è l’aquilone della poesia di Giovanni Pascoli, quella che noi anziani dovevamo studiare a scuola. Il qualcosa di nuovo sono i droni: diventati in poco...

Leggi ancora

Tasse e governi

C’è la stagione di tutte le cose e di tutte le passioni. Questa d’oggi, per dirla come lo scrittore americano John Steinbeck, è quella “del nostro scontento”. Scontento? Noi del ceto medio siamo ancora una...

Leggi ancora

Hic sunt leones

Può anche darsi che, come spesso accade, l’allarme lanciato ai primi del mese dall’ammiraglio Enrico Credendino risponda anche all’altro celebre detto latino  Pro Domo Sua, riferito come noto a Cicerone. Però il capo di...

Leggi ancora

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora
Quaderni
Archivio