Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

E a Livorno si rilancia il bacinone

LIVORNO – Che ci sia del business, dietro alle riparazioni navali, è noto da tempo. Che il business del business siano le navi da crociera, è altrettanto noto. E che al Muggiano il lavoro sulle navi militari sia sempre meno è noto anch’esso.

[hidepost]

Rimane da capire se, come al solito in Italia, esiste e può esistere una programmazione di comparto o se si continuerà ad andare avanti in ordine sparso. Il quesito non è teorico: proprio di questi tempi l’Autorità portuale di Livorno sta completando le valutazioni di uno studio del RINa – affidato al Registro navale italiano con la collaborazione del gruppo Azimut/Benetti – sulla rimessa in efficienza del superbacino di carenaggio labronico. A favore di questa tesi anche il cambio di destinazione – già avviato – delle costruzioni della “Livorno Medicea” sul molo a ridosso del bacino: niente più appartamenti di lusso, solo basse strutture a servizio della grande nautica.

Il RINa da parte sua ha già certificato che il bacinone – 350 metri di lunghezza, 56 di larghezza, portata massima 30 mila Tsl – potrebbe essere la soluzione per un’area marittima che va da Civitavecchia a La Spezia proprio per le grandi navi da crociera. Al Muggiano, i lavori svolti di recente sul cruiser “Europa” di Hapag Lloyd (198 metri di lunghezza per 24 di larghezza, poco più di 24 mila Tsl) hanno fatto dire al presidente dell’Authority Forcieri, come si legge a fianco, che questo potrebbe essere il nuovo business spezzino. In sostanza, sullo stesso osso si rischia di finirci almeno in due nel raggio di poche decine di miglia.

Bisogna anche ammettere che al Muggiano tutto è funzionante (e secondo Forcieri anche ad alto livello) mentre il superbacino di Livorno attualmente è poco più di un relitto: sotto sequestro della magistratura per questioni di sicurezza, con gli impianti elettrico e idraulico da rifare, probabilmente con la stessa barca-porta in condizioni precarie, richiede interventi di riattamento che la stessa Authority calcola intorno ai 20 milioni di euro. E chi li caccia, ammesso che siano superati i problemi con la magistratura? Si parla di una gara, o in alternativa di una società di gestione in cui entrerebbero la stessa Port Authority, il cantiere Benetti, i riparatori navali livornesi (quelli che rimangono) ma in ogni caso sembra un progetto a lunga scadenza. E come sempre, vincerà chi arriverà prima e con le migliori condizioni. Rimane da capire, vista la situazione, se davvero vale la pena di insistere sul progetto “bacinone” di Livorno o indirizzare invece fatiche ed eventuali investimenti in altre realtà portuali con prospettive più vicine. Ce ne sono, eccome se ce ne sono.

A.F.

[/hidepost]

Pubblicato il
16 Novembre 2011

Potrebbe interessarti

Il neo-kompanjia Stachanov

Il kompanjia Aleksej Stachanov in confronto era, come si dice da noi, uno scansafatiche: cioè robetta. Perché oggi l’avvocato Matteo Paroli copre in contemporanea due cariche da far tremare le vene ai polsi. È...

Leggi ancora

Per la guerra per la pace

C’è qualcosa di nuovo oggi nel cielo. No, non è l’aquilone della poesia di Giovanni Pascoli, quella che noi anziani dovevamo studiare a scuola. Il qualcosa di nuovo sono i droni: diventati in poco...

Leggi ancora

Tasse e governi

C’è la stagione di tutte le cose e di tutte le passioni. Questa d’oggi, per dirla come lo scrittore americano John Steinbeck, è quella “del nostro scontento”. Scontento? Noi del ceto medio siamo ancora una...

Leggi ancora

Hic sunt leones

Può anche darsi che, come spesso accade, l’allarme lanciato ai primi del mese dall’ammiraglio Enrico Credendino risponda anche all’altro celebre detto latino  Pro Domo Sua, riferito come noto a Cicerone. Però il capo di...

Leggi ancora

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora
Quaderni
Archivio