Asamar: quei silenzi da capire
LIVORNO – Che non sia un momento facile per le categorie portuali livornesi è evidente: soffrono tutte, in una scala che però le differenzia tra casi singoli e problemi di associazione.
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In questi ultimi tempi, avvicinandosi la data per il rinnovo delle cariche, anche l’Asamar – l’associazione degli agenti marittimi – ha le sue gatte da pelare. E magari sarà un caso, ma l’ultima riunione indetta – per venerdì della scorsa settimana – è andata pressoché deserta, vanificando quelli che erano gli scopi di partenza. Tra gli assenti, alcuni dei più forti “contribuenti” al bilancio associativo e anche questo non sembra un buon segnale. Se si aggiunge infine che tra l’Asamar e la casa-madre nazionale di Federagenti da tempo ci sia scarso feeling, il sospetto che non tutto fili nel migliore dei modi comincia a farsi strada.
Intendiamoci: se un’associazione di categoria, tra l’altro di una categoria ancora importante per l’economia portuale, ha i suoi problemi, non dovrebbe far piacere ad alcuno. Però le associazioni di categoria – dicono anche coloro che da tempo non ne fanno più parte – dovrebbero spendersi, e spendersi pubblicamente, sulle problematiche di settore: e in questo la voce di Asamar sarebbe risultata da tempo piuttosto flebile. In tempi come questi nei quali il porto di Livorno subisce quasi quotidianamente l’impatto delle cattive notizie – locali e nazionali – le prese di posizione pubbliche degli agenti marittimi sono state quasi esclusivamente personali, puntiformi. Insomma l’Asamar non s’è fatta sentire, e semmai ha bisbigliato.
Solo malignità, solo pre-tattica di chi si prepara a far guerra di voti al consiglio in scadenza? Difficile giudicarlo. Com’è difficile capire se le voci che parlano addirittura di una proposta – da parte dell’attuale dirigenza – di uscire da Federagenti sia solo gossip – magari interessato – o abbia qualcosa di fondato. Certo, i silenzi sono molti. E non sempre, come dice il proverbio, il silenzio è d’oro.
A.F.
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