Portuali, medicina amara
La compagnia livornese volta pagina e cerca un rilancio liberandosi dei pesi maggiori – La discussione sui vertici elettivi – Il nuovo assetto della Cilp
LIVORNO – Un’assemblea tesa, quella di lunedì della Cpl (Compagnia Portuali Livorno), con una serie di conclusioni sostanzialmente scontate per rientrare dal pesante “buco” di bilancio: mandato per la vendita di alcuni assets (quote immobiliari dell’autoparco del Faldo, cessione di una parte delle quote del TDT al socio genovese in cambio di anticipazioni già effettuate, possibile vendita – ma i tempi non aiutano – anche dello storico “Palazzo”), taglio pesante e sanguinoso del 30% delle retribuzioni dei contratti integrativi senza toccare la paga base, gestione finanziaria “commissariata” all’esperto di Toscana Fidi Alberto Bruschini, riduzione del consiglio con decentramento ad altri incarichi di almeno due consiglieri (Bocconi al reefer e Marchesini all’Agelp), economie feroci all’interno del palazzo: e l’impegno, più o meno già sottoscritto, di un piano industriale molto articolato entro un paio di mesi, che consenta di ripulire & rilanciare lo storico gruppo livornese.
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Con una ulteriore sottolineatura anche se sfumata: quella che con il piano sarà possibile mettere in discussione anche l’attuale vertice, per una gestione del post-emergenza (si spera) che in ogni caso non sarà facile.
A commentare i risultati dell’assemblea, che hanno visto la presenza di ben 324 soci su poco più di 360 e un numero record di interventi, tra lunedì e ieri il mondo politico livornese che si è diviso tra le preoccupazioni per la tenuta di quello che è stato per decenni il simbolo del successo cooperativo sul porto, e la critica ai gruppi dirigenti, sia l’attuale che quello del passato. Da parte del vertice della compagnia anche una difesa del proprio operato sulla base della crisi mondiale dello shipping, di quanto trovato come perdite in eredità, e un “memento”: quello di non voler accentuare gli elementi critici per non creare ulteriori difficoltà con gli istituti di credito, già notevolmente allarmati per le proprie esposizioni. E su questo punto anche l’assemblea ha convenuto che occorre prima costruire e semmai dopo fare i conti. Ed ha approvato la proposta con l’88% dei voti.
La questione rimane sostanzialmente aperta anche sugli assetti relativi alla Cilp, cioè l’impresa; che qualcuno ha proposto di scorporare dalla gestione diretta della Cpl, creando un proprio consiglio di amministrazione e un proprio “advisor” economico, anche nel segno di una più volte invocata “discontinuità”. Poi si è deciso per un amministratore unico in Cilp e nell’uscita immediata di tutti i dirigenti della Compagnia dalle partecipate. Si parlerà poi (forse, a conti fatti) di rientro o sostituzioni.
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