Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

L’amaro calice di Tirrenia & C. fa temere un nuovo caso Alitalia

Casse vuote sia Roma che a Palermo per Siremar, con oltre 500 esuberi che nessuno vuole ufficializzare – Gli scioperi annunciati a fine mese – La minaccia della procedura d’infrazione dell’Europa sempre più concreta

ROMA – “E’ un maledetto pasticcio”. E’ stato lapidario il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Altero Matteoli sulla non-conclusione della gara per la privatizzazione di Tirrenia e sulle vicende che riguardano anche la compagnia collegata nella non-gara, la Siremar siciliana.

[hidepost]

E che non siano problemi da sottovalutare lo si evince giorno per giorno. Oltre ai 600 milioni di euro di debiti della compagnia di Stato, ci sono anche gli esuberi: ufficiosamente almeno 500 persone, tra marittimi ed amministrativi, che non sarà affatto facile sistemare. In più gli stipendi da pagare: secondo la Uil-Trasporti, ci sono addetti che non solo rischiano il posto, ma anche più prosaicamente di portare a casa lo stipendio di questo mese. Si profila, nei fatti, un nuovo caso Alitalia: che minaccia di costare allo Stato risorse importanti, da sottrarre ovviamente a un bilancio già di per se asfittico.

In Sicilia, ma non solo, ormai si parla di scioperi che potrebbero essere devastanti, all’inizio della prossima settimana, per il contro-esodo di fine agosto. C’è poi la spada di Democle dell’Unione Europea, che ha sempre accesa la procedura d’infrazione. Matteoli ha aperto un colloquio con Bruxelles per vedere di ottenere un nuovo rinvio, più tempo per risolvere la “grana”: ma non è affatto semplice. E le notizie degli ultimi giorni, cioè che le casse di Siremar sono assolutamente prosciugate, certo non aiutano. Giancarlo D’Andrea, amministratore unico di Siremar e commissario straordinario di Tirrenia, sta facendo la spola tra Roma, Genova e Palermo alla ricerca di soluzioni. Che ovviamente ci sono. Anzi, ce n’è una facile facile: che lo Stato si accolli debiti e tutto quello che fa parte della “bad society”, ripulisca la situazione ed accetti una gara vera, tra veri privati. Perché se è verità il fatto che la Siremar sarebbe stata accorpata a Tirrenia – nella sciagurata gara finita come sappiamo – solo e unicamente per le pressioni su Roma del governatore della Sicilia; e se è verità che anche le casse della Sicilia sono totalmente vuote; non rimane che prendere atto del mercato. E vuotare l’amaro calice. Che non sarà l’unico, perché la Toscana sta (faticosamente) risolvendo la sua privatizzazione, ma oltre a Tirrenia e Siremar ci sono e matureranno presto anche i problemi di Caremar e Saremar. Come a dire: di amari calici se ne prospettano parecchi.

[/hidepost]

Pubblicato il
25 Agosto 2010
Ultima modifica
23 Settembre 2010 - ora: 18:12

Potrebbe interessarti

Rigassificatori e logica

Prendiamola larga per un attimo: da Eraclito a Zenone, fino ad Aristotele, la logica è quella dottrina che chiarisce i meccanismi consequenziali. Se mi avete seguito nello sproloquio, converrete con me che il recente...

Leggi ancora

Quando il saggio saggia

Ci sono a volte, nel comportamento delle persone, scelte difficili da fare: ma una volta fatte, non è difficile spiegarle. È il caso, per la nostra realtà livornese, delle dimissioni del maritime consultant Angelo...

Leggi ancora

Avanti adagio, quasi indietro

Potremmo dire, parafrasando Guido Gozzano, che tra gli infiniti problemi che riguardano il nostro mondo attuale, tra guerre e genocidi, ci sono anche le “piccole cose di pessimo gusto”. Tra queste c’è l’incredibile vicenda...

Editoriale
- A.F.
Leggi ancora

Se Berta ‘un si marìta…

…“E se domani…” diceva un antico refrain musicale. Riprendo le valide considerazioni del nostro direttore sulla sorprendente impasse di alcune nomine presidenziali nelle Autorità di Sistema Portuale soffermandomi su Livorno: Gariglio è stato tra...

Editoriale
- A.F.
Leggi ancora

Per difendere la pace…

Guerra e pace, più guerra che pace: sembra l’amara, eterna storia dell’uomo. Così, per preservare la pace, sembra proprio che non ci siano che le armi: si vis pacem, para bellum, dicevano nell’antica Roma....

Editoriale
- A.F.
Leggi ancora
Quaderni
Archivio