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Gallanti-story: un posto al sole anche a Piccini

LIVORNO – Secondo l’ottica nazionale, potrebbero anche essere le gozzaniane piccole cose di pessimo gusto. Ma è indubbio che le vicende livornesi di questi giorni, con il defenestramento di Roberto Piccini dopo il primo mandato alla Port Authority e il “pasticciaccio grosso” che ne è seguito sulla designazione del successore Giuliano Gallanti – designazione di cui nessun vuol assumersi ad oggi la responsabilità – non sta facendo fare una bella figura né alla Regione, né alle istituzioni locali, né ai protagonisti in ambito portuale.

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Tra giovedì e ieri si è sviluppata l’ultima telenovela, tutta livornese: in processione, ma da separati in casa, sono corsi a Firenze dal presidente della Regione sia Roberto Piccini (mattina) sia la carovana delle istituzioni “rinforzata” dal segretario del Pd. Piccini alla ricerca di una buona motivazione per non innescare il secondo ricorso al Tar (ovvero della garanzia di non essere “colpito ed affondato” senza dignitose contropartite): gli altri per trovare una formula che li liberi dalla responsabilità  (contestata dal cluster marittimo livornese, anche se in toni sempre più rassegnati) di aver chiamato un genovese a comandare sul porto; cioè su quel porto che ai genovesi per lunghi periodi ha fatto vedere i sorci verdi. E per trovare la formula che li aiuti a mettere Gallanti nella seconda terna, tutti per uno e uno per tutti.

Come siano finiti davvero gli incontri fiorentini non l’hanno detto né i comunicati ufficiali, né i diretti interessati. Impazza il gossip, dietro le dichiarazioni un po’ farisee della ricerca di una composizione che salvi a tutti la dignità. Di fatto, non sembrano essere sorti ostacoli insormontabili al passaggio di Giuliano Gallanti dalla poltrona di commissario a quella di presidente. Salvo non sia lui – sussurra qualcuno – a decidere, dopo aver assaggiato le “baruffe di pollaio” dei livornesi, a chiedersi chi glielo fa fare. Ma forse è ancora un po’ presto.

Per quello che riguarda Piccini,  si parla già da tempo di un premio di consolazione se accetterà, senza ulteriori atti giudiziari, il poco dignitoso defenestramento deciso dal ministro e avallato senza troppe resistenze dalle istituzioni che formalmente dovevano far fuoco e fiamme per difenderlo (come è accaduto a Bari per Mariani, con vittoria sul “niet” del ministro). Piccini sta combattendo la sua battaglia con se stesso: “tiene famiglia”, come si dice, e un buon incarico (presidenza della Porto 2000 più che una ipotetica candidatura al parlamento, che peraltro innescherebbe un’altra battaglia tra i tanti aspiranti del Pd) probabilmente gli farebbe comodo. Tornare alla Cilp? Poco probabile, e nemmeno tanto appagante. Una cosa è certa: la scelta non gli è facilitata certo dal supporto dei tanti amici dei tempi della gloria. La sconfitta, come dice il vecchio adagio, è sempre orfana.

A.F.

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Pubblicato il
5 Febbraio 2011

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