Milleproroghe, la beffa Livorno (forse non rientra tra i graziati)
Per un cavillo sulle normative, il sito livornese non rientrerebbe tra quelli esclusi dello “scippo” dei finanziamenti – Allo studio urgentemente gli interventi correttivi
ROMA – Tutti a mettere, come sempre, il cappello sulla vittoria. Ovvero sullo stralcio, da parte del Senato, dello “scippo” dei finanziamenti non spesi dai porti per quello che riguarda gli scali sedi di SIN.
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Si parla del “Milleproroghe”, che tuttavia segue ancora il suo iter perché deve passare all’altro ramo del Parlamento. E siccome i finanziamenti non spesi entro 5 anni dai porti (si trattava di circa 800 milioni) sarebbero andati a convergere in particolare su Genova, Vado e Gioia Tauro, qualche colpo di coda c’è ancora da aspettarselo.
Comunque sia, per adesso il “Milleproroghe” ha mollato l’osso per i porti SIN, che hanno come noto defatiganti pratiche burocratiche da affrontare per le bonifiche, e quindi tempi assai più lunghi del normale per mettere a frutto gli investimenti. La proposta era partita dal presidente dell’Authority di La Spezia Lorenzo Forcieri, con tanto di lettera – ne abbiamo parlato nel numero scorso – ai presidenti della Repubblica e del Consiglio. Pienamente d’accordo anche il ministro alle Infrastrutture Matteoli, che anche in altri casi si è battuto (invano) per alleggerire gli interventi del collega Tremonti contro i finanziamenti ai porti. La commissione lavori pubblici del Senato questa volta ce l’ha fatta.
Morale: se non ci saranno sorprese nel prossimo e definitivo passaggio del “Milleproroghe”, l’emendamento Forcieri consentirà di non toccare i finanziamenti non ancora spesi per i porti di La Spezia, Livorno, Carrara, Piombino, Taranto, Brindisi e Napoli. C’è già però un distinguo: sembra che il salvataggio come sito SIN non valga per Livorno perché il porto fu inserito nell’elenco dei siti Sin solo successivamente agli altri e con una legge speciale che non è stata contemplata nell’emendamento proposto al Senato. Si sta lavorando a tutta velocità per scongiurare che lo “scippo” su Livorno, evitato dalla porta, rientra con un cavillo dalla finestra.
Dal “tesoretto” che il governo conta di recuperare dai porti che non hanno ancora speso i finanziamenti dopo 5 anni (circa 550 milioni rispetto ai programmati 800 iniziali) i principali beneficiari dovrebbero essere – secondo l’ultima stesura del “Milleproroghe”- il porto di Gioia Tauro per 20 milioni, quello di Genova per 80 milioni (nuovi assetti di Fincantieri) e Vado Ligure con 150 milioni per la nuova piattaforma Maersk. Il resto del “tesoretto” sembra destinato a perdersi nel calderone dei fondi che Tremonti intende far convergere per ridurre il deficit nazionale. Una goccia nel mare, ma per Tremonti vale anche quella.
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