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Più strutture, meno burocrati

La crisi del nord Africa mette a nudo tanti problemi

Vladimiro Benedetti

LIVORNO – Quello che si sta verificando nel mondo e particolarmente nel bacino del Mediterraneo, ci deve far riflettere attentamente, su quanto sia precario ed instabile l’equilibrio mondiale.

La globalizzazione poi, come una grande cassa di risonanza, amplifica gli aspetti deteriori degli eventi e fa si che la crisi dei paesi occidentali, a breve e medio termine, favorisca i paesi emergenti.

Se a causa della crisi, produrre in Italia costa troppo, ecco che molti imprenditori scappano all’estero. L’operaio di Empoli viene messo in concorrenza con quello di Quingdao, ed è veramente difficile, uscire da questa spirale.

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In questo contesto la produzione cala, gli imprenditori annaspano e le vere magagne del settore vengono alla luce. Poca ricerca, scarsi investimenti, mancanza di programmazione e di strategie aziendali al passo con i paesi Asiatici. Il gap con l’Oriente, e non mi rifersico solo all’India ed alla Cina, è enorme.

Gli operatori dei trasporti sono l’ultima catena di un sistema che messo alla prova, mostra tutti i suoi limiti.

In questo scenario i consolidatori marittimi, ma non solo loro, sono messi sotto pressione dai loro clienti, che ritengono di poter sopravvivere giocando al massacro con i loro fornitori. Ritenere che il contenimento dei costi, sia l’unica soluzione è un diffuso pensare, ma certamente è un’atteggiamento miope.
E’ opportuno determinare i problemi di ogni singolo comparto e lavorare per risolverli, nel contesto di un sistema più generale. Occorre investire, snellire le procedure, minimizzare la burocrazia, cominciando ad abolire istituti inutili, che sono essenzialmente serbatoi di voti. L’economia per rimettersi in sesto, ha bisogno di andare a mille.

La prima operazione da fare è il rilancio delle infrastrutture, di quelle fatiscenti che abbiamo e di quelle che non esistono. Viviamo in un paese dove oltre l’85% delle merci vengono trasportate su strada. Adesso che il nord Africa è in sobbuglio, tutti iniziano ad agitarsi. Non si può più ritardare la messa in opera di sistemi diversi, da quello del trasporto su gomma. E’ necessario certamente adeguare il sistema autostradale, ma in questo momento è prioritario ristrutturare il trasporto su rotaia e fare un programma serio per quanto riguarda il cabotaggio. Tra non molto un litro di gasolio alla pompa, costerà come un’oncia d’oro. Gli effetti sull’inflazione saranno devastanti, con il solito risultato dello scarica barile, da parte di chi doveva intervenire e non lo ha fatto. Certo che le responsabilità delle linee guida sono molto in alto, ma localmente non si producono i neccessari impulsi per stimolare, chi dovrebbe fare e non fa.

Nella nostra città, per esempio, si è rischiato un nuovo lungo commissariameno, i cui effetti sarebbero ancora una volta, stati devastanti. Questo mentre il porto di Livorno rischia di diventare un padule, a causa dei mancati dragaggi. Gli interessi di bottega ancora una volta rischiavano di prevalere, non si capisce a vantaggio di chi. Perché quando si è raschiato il fondo della botte, poi non rimane niente per nessuno. Per questo occorre un presidente della Port Authority che sia serio, competente, fuori dai giochi di potere locali. A lui si chiede di intervenire con decisione, senza guardare in faccia nessuno. Non ci serve un medico pietoso al capezzale dell’ammalato, occorre un chirurgo determinato e sicuro di sé.

Se ci sarà unità d’intenti, forse si potrebbe ingranare la strada giusta a vantaggio non solo del porto e del suo indotto, ma anche dell’intera Città e della nostra regione.

Vladimiro Benedetti

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Pubblicato il
30 Marzo 2011

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