E si aggrava il gran rebus degli accosti
LIVORNO – Chi crede nella Nemesi – le colpe dei padri che ricadono sui figli – nel caso della “Porto 2000” dovrà modificare i riferimenti mitologici: perché in questo caso le (eventuali) colpe di Roberto Piccini come presidente della Port Authority ricadono su se stesso come presidente della “Porto 2000”.
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Ovvero: l’indeterminatezza del piano degli accosti fatto dall’Authority per le navi da crociera, specie in merito alla dibattutissima banchina ex-75 (e la dirimpettaia ex 76 come logica conseguenza), adesso è una mina vagante che Piccini si ritrova sulla rotta.
Non è una mina da poco: perché proprio da questi giorni c’è una concentrazione di arrivi di grandi navi da crociera nei giorni di martedì e mercoledì, che gli operativi della “Porto 2000” fanno dannatamente fatica a esaudire. La 75 è, come noto, una banchina da navi medie (non molto oltre i 200 metri) ma può servire a smaltire una parte delle richieste, riservando le altre banchine (quelle a “mezzo servizio” con il commerciale: l’alto fondale e il molo Italia, in subordinata ipotesi anche la sponda Est della Darsena Toscana) alle navi più grandi. Che ovviamente accettano abbastanza volentieri (malgrado non si tratti certo di banchine turistiche) alto fondale e molo Italia dove la manovra di arrivo e partenza è facile; ma non vanno affatto con piacere altrove. Tanto che in certe condizioni di vento i comandanti hanno anche rifiutato l’ingresso.
L’Authority di Roberto Piccini è stata accusata di non aver preso decisioni definitive sugli accosti, lasciando una situazione fluida che oggi si ritorce contro la “Porto 2000”. Qualche giustificazione peraltro l’ex presidente ce l’ha: principalmente quella di aver dovuto gestire una coperta troppo corta, dove ogni settore del porto ha difeso con le unghie e i denti le proprie esigenze rifiutando ogni compromesso con gli altri. Ad aggravare la situazione c’è stato anche il mancato avvio dell’operatività del terminal dell’ortofrutta “Livorno Reefer”: che ha impedito fosse liberata per le crociere la banchina ad alto fondale, la più gradita alle grandi navi. E non aiuta certo il tira e molla – con qualche dose di ipocrisia – sulla 75 che dovrebbe andare alla nautica da “sfrattare” dal Mediceo, quando tutti sanno che sarebbe una soluzione parziale, accettabile al massimo per l’estate (con molti problemi per le barche data anche l’altezza della banchina e la traversia del maestrale) ma non certo praticabile per l’inverno e per i periodi successivi.
E la soluzione ideale? C’è e lo sanno tutti, anche se nessuno ha il coraggio di assumersi la responsabilità di proporla: è il grande bacino in muratura, che da anni è inutilizzabile ed inutilizzato, e che non potrà più operare come bacino senza colossali investimenti che nessuno può assumersi. Basterebbe togliere la barca-porta ormai sgangherata, sistemare all’interno dei lati delle passarelle anche mobili ed ecco un approdo turistico per centinaia di piccole barche senza colpo ferire. Pronto in poche settimane con investimento quasi zero, lasciando libera la banchina 75 (e volendo anche la 76) per le navi da crociera. Si lamenterebbero i riparatori navali? Vero, ma così il bacino non possono usarlo nemmeno loro, dunque tanto vale non lasciarlo inutilizzato per risolvere un problema. Ma il coraggio, diceva Don Abbondio nei Promessi Sposi, se uno non ce l’ha non può darselo per conto proprio…
A.F.
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