Tagliare i fondi ad Assoporti la strategia degli anti-Nerli
Aumentano gli scali che si autosospendono e non pagano le quote – Il contratto con l’Ansa e lo strapotere del segretario generale – Le alternative
ROMA – L’assedio ad Assoporti si stringe. O meglio: si chiarisce. Nel mirino non c’è tanto l’associazione – anche se è stata definita dai porti che la contestano come “oggi inutile”- quanto il suo presidente Francesco Nerli con il suo staff più ristretto.
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Sparano ad alzo zero specie sul segretario generale Paolo Ferrandino, uomo di stretta fiducia del presidente, che travalicherebbe – secondo i critici – il proprio ruolo per agire spesso come una specie di vicepresidente di fatto. Il vertice di Assoporti, pur politicamente sbilanciato a sinistra, non sembra nel complesso nel mirino dei porti che si sono autosospesi (Trieste e Napoli, in corso anche Ancona, Civitavecchia e probabilmente altri scali siciliani e sardi). C’è però la decisa volontà di costringere Nerli e Ferrandino a dimettersi prima della scadenza naturale dell’attuale gestione, cioè l’autunno. Nerli non ne vuol sapere: sottolinea come sia il governo (e in particolare il ministro delle Infrastrutture) ad aver tagliato le relazioni con Assoporti, chiede che siano formalizzate eventuali accuse nei suoi confronti, vuole arrivare alla scadenza del mandato. Qualcuno sussurra che potrebbe andarsene prima se gli fosse riconosciuta una “congrua consulenza esterna”: ma al momento è gossip o poco più.
La battaglia è sottopelle, ma nemmeno tanto. E come abbiamo già anticipato nel numero scorso, sta investendo anche l’aspetto finanziario dell’associazione. Si contesta al presidente un disavanzo “difficile da comprendere”, ma in particolare si contesta la sua retribuzione (quasi 250 mila euro all’anno) e il contratto milionario (altri 250 mila euro) sottoscritto con l’Ansa per diramare informazioni che, se vere e contenenti notizie, l’Ansa stessa deve fornire gratuitamente come agenzia di stampa. Tra stipendio del presidente e contratto Ansa – si afferma – se ne va quasi la metà del bilancio annuale di Assoporti, che peraltro è praticamente stata tagliata fuori da ogni relazione con i ministeri di riferimento, Infrastrutture e Finanze. Anche la recente richiesta inoltrata dal presidente Nerli di incontrare il ministro Matteoli – ribadita come promessa dopo l’ultima riunione di consiglio, per tacitare i critici – al momento non ha avuto alcun risultato. E lo scontro continua.
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