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Shipping, festa rinviata, o già finita?

SORRENTO – Niente di nuovo sotto il sole: c’è chi vede il bicchiere mezzo pieno, e chi mezzo vuoto. Così, nei resoconti sul “Mare Forum Italy” organizzato dalla Giuseppe Bottiglieri Shipping Co. l’unica cosa che ha visto tutti d’accordo è che la ripresa dei traffici è semmai una “ripresina”. Per parlare di ritorno alla crescita, gli ottimisti mettono l’asticella al 2013, i pessimisti (o realisti?) la spostano al 2016. E c’è chi vede ancora più nero.

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A spostare l’ago della bilancia verso i pessimisti sono stati citati il terremoto (con relativa catastrofe nucleare) in Giappone ma anche la pirateria nel corno d’Africa, che sta facendo molti più danni di quanto gli armatori stessi vogliono riconoscere per non dare il via a ulteriori, ormai insopportabili aumenti delle assicurazioni.

Per assurdo, come ricordato da Paolo d’Amico presidente di Confitarma, il blocco dei programmi nucleari in Giappone ed altrove dovrebbe dare temporaneamente fiato ai trasporti rinfusieri, perché ci sarà maggior richiesta di petrolio, nafta, gas e carbone. Ma non c’è da illudersi: i maggiori costi legati al caso carburante, alle assicurazioni e al tentativo di contenere le perdite, non potranno essere compensati dagli aumenti dei noli, che pure ci sono stati e ci sono.

E’ l’over-supply delle flotte, secondo Giuseppe Bottiglieri, uno dei problemi per cui i noli non sono ancora tornati remunerativi. Nel dry-bulk la flotta supera le 7500 unità e ce ne sono altre 1.196 in ordine, più le quasi 400 consegne già avvenute di recente. Solo nel 2015 non ci saranno più ordini. E intanto la flotta mondiale di settore registra il 26% di navi vecchie più di 20 anni. La ricetta di Bottiglieri: fermare gli ordini e demolire le navi ultra ventenni. Commento: come se fosse facile…; nessuno ovviamente vuol cominciare senza incentivi, e per questi l’Italia non è certo la più adatta. E poi, il blocco totale degli ordini manderebbe all’aria decine di grandi cantieri, con riflessi altrettanto pesanti.

Nel quadro generale, lo studio di Unicredit è andato per settori. Per le rinfuse liquide (oggi il 43% dei trasporti cargo marittimi) bisognerà aspettare almeno tre anni per tornare ai vecchi margini. Per il bulk si parla del 2013. Per i containers (11% del movimento mondiale cargo, ma con i più alti margini economici) la ripresa è già cominciata sui quantitativi (+12,3% nel 2010) ma i noli restano depressi per l’eccesso di offerta; e il 2011 vedrà una contrazione anche dei volumi di carico (previsto un +7% medio).

In sostanza, da Sorrento è arrivata una gelata sui facili ottimismi: per quanto ci siano paesi che crescono forte (quelli del BRIC, con Brasile e la solita Cina in testa) lo shipping dovrà ancora aspettare per lo champagne. E qualcuno ha ricordato anche, sia pure nelle seconde file, che i porti italiani non sembrano ancora aver compreso che per i mega-progetti faraonici a spese dello Stato la festa è definitivamente chiusa.

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
14 Maggio 2011

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