Svelti, Carpe diem tanto poi arrivano lacrime & sangue
ROMA – Qualcosa non torna. O almeno, non torna per noi poveri cristi, che non siamo dentro i meccanismi del potere e sappiamo le cose – meglio, crediamo di saperle – attraverso la Tv e i giornali. Dunque, alla vigilia di Ferragosto, crediamo di sapere che il mondo industrializzato sta lottando contro una gigantesca bancarotta, che la speculazione internazionale è in agguato pronta a succhiarci ogni risorsa, che quotidianamente ci annunciano manovre “lacrime & sangue”, ovviamente sui soliti noti che peggio per loro sono noti, pagano le tasse e non hanno inquattato conti nelle isole Cayman.
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Siamo in tanti, sia in vacanza che in ufficio o chiusi nella trincea di casa nostra, con la testa rientrata tra le spalle in attesa della stangata: che sia una patrimoniale (colpirà i ricchi? Ma se hai lavorato tutta la vita per una seconda casa sei un ricco?), che sia un prelievo forzoso sul conto corrente alla Amato, che sia … insomma, augurarci un buon Ferragosto sembra fare del sarcasmo.
Poi però giri pagina e leggi che la produzione industriale italiana sta decollando e sfiora i livelli pre-crisi, che le flotte portacontainers mondiali vanno al galoppo come consegne e come ordini delle giganti oltre i 15 mila Teu, che i tassi di crescita delle economie emergenti del Bric hanno ripreso a correre e in alcuni casi si preannunciano oltre al 10%, che le “love boats” vacanziere hanno fatto il pienone (mentre non lo fanno più i traghetti per Corsica e Sardegna, cari assatanati oltre misura).
Nel frattempo la disoccupazione giovanile avanza, i giornali vendono sempre di meno (impazza internet, ma si sa che è ancora oggi poco controllabile sui suoi veri effetti economici), la pubblicità latita e mette nei guai tutto un circuito dei media (noi compresi, ahimè), la gente con quattro soldi crede di essere furba e investe in oro, che oggi costa al suo massimo storico e come investimento è il più improduttivo ed egoistico che esista.
Insomma, chi ci capisce è bravo. O meglio: è bravo chi sa leggere da tutti questi elementi contrastanti come sarà il nostro prossimo futuro. A cominciare da settembre, quindi nemmeno troppo in là.
Ma allora, “Carpe diem”, secondo l’antica e sempre valida massima. Almeno per Ferragosto, godetevi il godibile. Tanto poi ci rivedremo a Filippi (ovvero a settembre) e per piangerci reciprocamente sulla spalla avremo tutto il tempo. Illudiamoci: noi speriamo che ce la caviamo.
Antonio Fulvi
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