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Per il “sistema logistico” nazionale semplificazioni normative o dramma

Prima ancora dei vari “piani” occorre ricalibrare i passaggi burocratici e rivedere l’eccesso di liberalizzazione alla professione, che ha provocato invasioni di campo deleterie – Lo stato della riforma della 84/94? Un esempio di barzelletta all’italiana

Roberta Oliaro

GENOVA – La crisi internazionale, la “manovra”, lo shipping di fronte alle non rosee prospettive economiche di questi tempi. Abbiamo chiesto al presidente di Spediporto Genova, molto attiva nell’evidenziare proposte e problemi della categoria, un’analisi sull’oggi e il domani dei traffici marittimi. Ecco l’intervista.

Presidente Oliaro, la Spediporto Genova allarga i suoi contatti internazionali ad Amburgo, con i colleghi tedeschi. Sono in vista anche analoghe collaborazioni con gli spedizionieri di altri porti, europei e magari del Far East?

“L’accordo con l’associazione spedizionieri di Amburgo per noi è molto importante, in quanto, segna l’inizio di una serie di collaborazioni che Spediporto intende avviare ed intrattenere con realtà associative analoghe alla nostra a livello internazionale. Stiamo già lavorando ad una seconda intesa legata proprio al Far East che speriamo di poter annunciare nella prima parte del prossimo anno.

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Al momento vogliamo dedicarci ad Amburgo, approfondendo con loro tematiche ed argomenti di comune interesse, come nel caso dell’Information technology applicata ai sistemi operativi portuali e nella formazione”.

La crisi internazionale sta colpendo duramente i consumi specie in Europa. La sua categoria come ne risente, su quali tipologie di traffici e con quali prospettive di bilancio per il 2011?

“Veniamo da un lungo periodo di crisi che aveva cominciato a manifestarsi già verso la fine del 2008. All’inizio di quest’anno come categoria avevamo registrato segnali di ripresa che avevano fatto sperare le aziende; purtroppo in questi giorni stiamo assistendo invece ad una brusca controtendenza. Non vi è dubbio che la situazione economica internazionale, la crisi dei mercati finanziari e non ultimo le tensioni geopolitiche nel bacino del Mediterraneo dovute alla situazione nord africana abbiano pesato non poco. Ad essere toccato dalla crisi non è solo una tipologia merceologica piuttosto che un’altra, è in generale il comparto che registra una difficoltà, che ormai dura da anni, a tornare ai livelli pre-crisi. Per quanto riguarda la mia categoria, inoltre, le preoccupazioni non derivano solo dalla contrazione dei traffici ma anche da un quadro normativo fortemente penalizzante per il settore. Ad Amburgo abbiamo trovato un Paese che crede nella portualità e nella logistica e dunque un sistema amministrativo che sostiene operatori ed investimenti, che favorisce l’acquisizione di traffici ed il potenziamento del settore. Pensi negli ultimi 10 anni ad Amburgo non è stata fatta una sola ora di sciopero, tutte le procedure ed i controlli avvengono cercando di ottimizzare i servizi migliorando con ciò la capacità produttiva. Il nostro Paese potrebbe avere grandi potenzialità nel settore logistico che non sfrutta affatto, il nostro sistema politico, fatta qualche eccezione, trascura i benefici che una crescita dell’industria marittima e logistica potrebbe avere per l’intero Paese. Abbiamo fiducia nel nuovo piano della logistica a cui sta lavorando il sottosegretario Giachino ma riteniamo importante ribadire un principio “se non si arriverà ad una semplificazione normativa e burocratica reale ogni costruzione progettuale sarà destinata a fallire”: nell’auspicio che le fortune del nuovo piano della logistica abbiano ogni miglior fortuna vogliamo confermare al sottosegretario la necessità di semplificare e snellire le procedure amministrative che ancora condizionano fortemente il nostro settore”.

In molti porti gli spedizionieri sono “pressati” dalla concorrenza diretta o indiretta di altre categorie e qualche volta anche degli uffici di rappresentanza degli armatori. Ritiene che le normative italiane siano sufficienti a difendere il vostro ruolo? E eventualmente quali proposte si sente – sinteticamente – di fare in merito?

“Oggi non esiste più alcuna normativa, la cosiddetta “liberalizzazione delle professioni e delle attività” si è abbattuta sul nostro settore ormai da tempo, contrariamente a quello che avviene per altri settori o caste dove c’è un forte protezionismo. Mentre prima per poter aprire una casa di spedizioni era, per esempio, necessaria l’iscrizione presso un Elenco Autorizzato presente presso le Camere di Commercio, che prevedeva un minimo di controlli, oggi tali elenchi non esistono più. Non è infrequente il caso in cui il nostro settore subisca l’invasione di altri operatori o di altre categorie. Ormai il mercato è sempre meno ricco di opportunità e si cerca di andare a catturare clienti e contratti anche in casa d’altri. E’ quello a cui si riferiva lei.

“Purtroppo questa liberalizzazione selvaggia espone anche il mercato e lo stesso Stato a rischi, non sono infrequenti i casi di aziende che nascono e muoiono in pochi mesi portandosi dietro truffe, insolvenze ed altro ancora. Tutto questo genera non solo costi per la comunità e per lo stato ma distrugge il nostro stesso lavoro. Sono sincera, il principio della liberalizzazione ha un senso solo se si è sicuri che tutti gli attori che intervengono in un mercato osservano le stesse regole, quando ciò non accade l’effetto è quello di far deteriorare e degenerare un sistema economico”.

Si è parlato molto, sulla stampa di questi giorni, della proposta del presidente della Regione Liguria Burlando di una super-Autorità Portuale tra Genova e Savona. Può sintetizzarci il giudizio di Spediporto sulla questione?

“La proposta del Presidente Burlando è un invito rivolto ad operatori ed amministrazioni a ragionare in un’ottica di sistema portuale reale e non virtuale. Una proposta accattivante che se realizzata al fine di creare maggiore efficienza e coordinamento, anche procedurale ed amministrativo, potrebbe rivelarsi importante per restituire ulteriore efficienza ai nostri scali”.

Indipendentemente dalla proposta Burlando, lei ritiene – con la sua associazione – che sarebbe necessario ridurre il numero delle Autorità Portuali, intervenendo con macro-sistemi o accorpamenti? E in che modo?

“Il numero delle Autorità Portuali dovrebbe essere ridotto. La proliferazione che vi è stata ha di fatto depotenziato il settore e drenato risorse che potevano essere destinate a sostenere l’espansione commerciale di quelle realtà portuali che effettivamente possono vantare di avere traffici internazionali. Con tutto il rispetto per il lavoro condotto in tante piccole realtà portuali, oggi il nostro Paese si trova nella condizione di dover razionalizzare la spesa e le sue strutture. Una scelta potrebbe essere quella di partire anche dalle Autorità Portuali”.

La riforma della legge 84/94 continua ad essere come l’Araba Fenice: che ci sia ciascun lo dice, dove (e quando) sia nessun lo sa. Secondo Spediporto, quali sono i temi sui quali la riforma è più urgente?

“La riforma della 84/94 è il classico esempio di barzelletta all’italiana, dovremmo avere la decenza di non parlarne più”.

Dal suo osservatorio, che ha il metro concreto delle spedizioni via mare, quali prospettive vede per i porti italiani – e segnatamente per il porto di Genova – nell’arco del 2012, anche considerando gli effetti della manovra finanziaria di questi giorni sui mercati e sui traffici marittimi?

“Fino a giugno/luglio i dati rilevati dal nostro osservatorio parlavano di un incremento dei volumi (specifico dei volumi e non dei profitti) intorno al 5% con possibilità di vedere confermato il dato alla fine dell’anno. Con agosto e l’acuirsi della crisi finanziaria le prospettive potrebbero essere riviste anche sensibilmente. Il generale clima di paura ed incertezza certamente inciderà sui consumi e dunque sulla produzione, i riflessi nel nostro settore, se questi elementi dovessero essere confermati, non tarderanno a manifestarsi e saranno certamente negativi. Abbiamo del resto visto confermare buona parte delle Casse Integrazioni esistenti, anche volendo essere ottimisti l’impressione è che il secondo semestre dell’anno sarà caratterizzato dal segno meno”.

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
24 Settembre 2011

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