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Ministero del mare urgente il suo varo

L’attuale direttore marittimo della Liguria e prossimo comandante generale delle Capitanerie sottolinea l’esigenza di adeguare infrastrutture portuali e livelli di sicurezza

Felicio Angrisano

GENOVA – Il giorno dopo il meeting livornese tra i porti, dedicato alla memoria di Enrico Vincenzini – ne parliamo diffusamente su queste stesse pagine – l’ammiraglio ispettore (Cp) Felicio Angrisano ha voluto ribadirci alcuni dei concetti già espressi nello stesso meeting.
Prima di tutti la necessità assoluta, per l’Italia, di avere una politica marittimo-portuale che guardi a recuperare il gap con i sistemi portuali concorrenti, europei e no, tenendo gli scali italiani al passo con i tempi anche a fronte del continuo crescere delle navi specializzate (siamo ormai ad aver superato la soglia dei 20 mila Teu) non ultimo sul piano della sicurezza. E Angrisano ne parla ben sapendo che a metà di quest’anno sarà lui a ricevere il testimone di comandante generale del corpo delle Capitanerie, in sostituzione del collega Cacioppo avviato ormai alla pensione. Con il relativo cerino acceso dei tanti problemi irrisolti dalla mancata riforma portuale, comprese le competenze tra autorità marittima e autorità portuale. Ricostruiamo in intervista la nostra veloce chiacchierata.
[hidepost]Ammiraglio, a Livorno hai detto quello che sta diventando un mantra, peraltro poco ascoltato dalla classe politica: occorre un ministero del mare, inteso come parte del sistema logistico…
“Credo che la necessità di ridare slancio alla logistica in generale, e a quella basata sui porti nazionali come “gates”, sia ormai sentita anche dalla classe politica italiana più responsabile. Non sta a me, ufficiale delle Capitanerie, dare indicazioni alla politica: ma è evidente che un ministero del mare, inteso non solo come allargamento di competenze del ministero dell’Ambiente, sarebbe la naturale risposta a un settore molto importante per il nostro Pil, fino a garantire anche i necessari interventi legislativi per le infrastrutture”.
Nel tuo intervento hai parlato anche di sicurezza dei porti, come responsabilità dell’Autorità Marittima a fronte del crescere delle dimensioni delle navi e della non corrispondente crescita delle infrastrutture.
“Le navi, specialmente quelle specializzate nei contenitori, continuano a crescere perché gli armatori sanno che in tempi di crisi dei noli le economie di scala possono fare la differenza. Ma è anche chiaro che il nostro Paese ha una portualità quasi totalmente articolata su scali storici, nati cioè con altre navi e altre caratteristiche, più empori che gates. Da qui la necessità assoluta di una rivoluzione infrastrutturale: nelle more della quale si presentano spesso, con le grandi navi, problemi di sicurezza che l’autorità marittima non può certo minimizzare”.
A.F.[/hidepost]

Pubblicato il
20 Aprile 2013
Ultima modifica
24 Aprile 2013 - ora: 08:29

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