I Comuni “portuali” Anci bacchettano Assoporti
Una nota del delegato di settore Alessandro Cosimi al presidente Pasqualino Monti – L’auspicio di fare sistema con il territorio e l’offerta per un nuovo confronto

Alessandro Cosimi
ROMA – L’assemblea di Assoporti di martedì scorso, che ha visto – come abbiamo riferito – una presa di posizione molto netta delle Autorità portuali sul tema, ormai diventato un mantra, dell’autonomia finanziaria e delle risorse agli scali marittimi, ha registrato qualche strascico fin dalle prime ore. Compresa la nota polemica dell’Anci, l’associazione dei Comuni italiani, che ha lamentato con forza il “mancato coinvolgimento dei territori delle città portuali” nell’assise romana.
Il sindaco di Livorno Alessandro Cosimi, da poco nominato dal presidente dell’Anci Fassino delegato della stessa Anci per le città portuali, ha inviato al presidente di Assoporti Pasqualino Monti una nota in cui, sottolineando che è sempre più necessario far sistema per garantire un salto di qualità alla portualità nazionale, scrive testualmente che “dispiace apprendere solo dagli organi di informazione dei lavori dell’assemblea generale di Assoporti; la mancata partecipazione dei comuni sedi di porti all’appuntamento riconduce oggettivamente i lavori a un confronto, seppur importante, tra autorità portuali”.
[hidepost]“Consentire al sistema portuale italiano di compiere un salto di qualità – ha scritto il sindaco Cosimi – significa superare le ancora eccessive e diffuse incapacità di fare sistema, abbandonando le spinte autoreferenziali a partire dal recupero del naturale rapporto con il territorio, non solo dal punto di vista istituzionale ma anche di interlocuzione sociale. I porti – continua la lettera di Cosimi – riflettono la ricchezza dei soggetti presenti sul territorio a partire dai lavoratori e dai cittadini, dalle imprese e dalle amministrazioni regionali e locali”. Cosimi conclude rinnovando “la disponibilità dell’Anci a lavorare a favore di un reale confronto sui porti italiani”.
Fin qui la nota del delegato nazionale di Anci per le città portuali: che – si sottolinea nella stessa associazione – ha partecipato e partecipa anche alle numerose tavole operative dell’Unione Europea sulle tematiche marittime. Da parte sua Assoporti rileva che la richiesta di Cosimi è degna della massima attenzione, ma fino ad oggi l’Anci non ha mai manifestato l’interesse a partecipare all’assemblea dell’associazione, che è composta dalle Autorità portuali e da una parte delle Camere di Commercio. Il dibattito rimane comunque aperto, anche perché la necessità di “fare sistema” è sentita da tutti: salvo verificare poi – come scriviamo su queste stesse pagine in relazione al “sistema portuale” della Toscana – che al di la delle formule sono pochi i porti, e forse le istituzioni stesse, che operano fattivamente in questo senso.
* * *
E torniamo alle risorse che non ci sono: occorre l’autodeterminazione finanziaria – ha ribadito il presidente di Assoporti Monti – per consentire ai porti italiani di trovare subito le risorse indispensabili per presentarsi sul mercato con un’offerta di servizi adeguata alle reali necessità dell’economia globale, utilizzando tutti gli strumenti finanziari possibili (ivi compreso un Fondo in collaborazione con Cassa depositi e prestiti), che realizzino un effetto moltiplicatore, rispetto alle scarsissime risorse che oggi gli scali marittimi del paese sono autorizzati a trattenere del gettito Iva prodotto.
Ma i tempi, per attuare azioni di rilancio, sono – secondo il presidente di Assoporti – terribilmente stretti e sono quindi necessarie misure di assoluta emergenza. Fra queste l’uscita immediata delle Autorità portuali dall’elenco delle pubbliche amministrazioni redatto dall’Istat. Il che significa riconoscere loro una flessibilità gestionale e organizzativa, anche e specialmente nell’espletamento delle politiche commerciali, a costo e a rischio zero per lo Stato. Visto, fra l’altro che le stesse Autorità portuali, sono vincolate per legge al pareggio di bilancio e non usufruiscono di finanziamenti pubblici dal 2002.
Quindi la definizione di uno strumento nuovo di governance delle Autorità portuali: una conferenza dei servizi che consenta di mettere intorno a un tavolo tutti i soggetti e gli enti dal cui funzionamento e coordinamento dipende l’efficienza di un porto.
La proposta di come autofinanziarsi ha visto, come noto, l’adesione immediata di Cassa depositi e prestiti: il presidente Franco Bassanini, nel sottolineare come “un paese che rinuncia a valorizzare la portualità si condanna da solo al declino” ha affermato che il problema principale è quello di costruire strumenti in grado di attirare e garantire capitali privati, agendo sulla semplificazione burocratica, potenziando il potere anche di coordinamento delle Autorità portuali e ragionando da un lato su forme di incentivazione fiscali agli investimenti; dall’altro, sulla messa a fattore comune di risorse derivanti ad esempio dalla liquidità di ritorno alla Bce, fondi Bei, fondi equità. Con una disponibilità di base della Cassa anche a costruire il Fondo, utilizzando le risorse là dove il mercato lo chiede.
Anche il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Maurizio Lupi ha lanciato la sfida per una grande riforma strutturale del settore trasporti, che realizzi in tempi brevissimi un coordinamento fra porti, interporti e garantisca un vero e proprio salto di qualità del settore. Ad esempio attraverso una razionalizzazione delle Autorità portuali e la possibile trasformazione delle stesse in Spa. Progetti tante volte presentati, tante volte apprezzati anche da tanti governi. Ma sarà la volta buona?
[/hidepost]