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Regole certe e buona amministrazione la ricetta di Assiterminal per la portualità

Secondo l’ingegner Marco Conforti, presidente dell’associazione dei terminalisti, va superata la bozza di riforma della 84/94 oggi al Senato perché “peggiorativa” – La linea del ministro Lupi e i dubbi sul regolamento europeo in discussione a Bruxelles – Gli assurdi dell’IMU

GENOVA – Fare prima di tutto della buona e corretta amministrazione della cosa pubblica. La ricetta di Assiterminal, la principale associazione dei terminalisti portuali italiana, presentata in questi giorni al presidente del consiglio Renzi, sembra in sostanza molto semplice.
[hidepost]Ma è una semplicità che cozza contro un paese malato storicamente di bizantinismo burocratico, di mancanza di certezza delle regole, di regionalismo o addirittura di municipalismo deteriori. Così l’ingegner Marco Conforti, presidente dell’associazione, ha provato a nome di Assiterminal con il nuovo governo la strada del documento di sintesi: un documento presentato in conferenza stampa nella sala Tobagi del circolo della stampa di Milano e che riportiamo integralmente nel riquadro.
Le premesse: il 2013 si è chiuso per la portualità italiana con volumi inferiori al 2007: e per tutta risposta sono aumentati i costi dei canoni concessori, i diritti portuali, molte tasse. Tartassare il settore è un vero controsenso visto che il contributo al valore aggiunto prodotto dall’economia del mare nel nostro paese è di 41,2 miliardi di euro all’anno, di cui il 23% viene dalle attività portuali ed ausiliarie dei trasporti marittimi. Con un moltiplicatore di reddito del comparto marittimo portuale italiano di 2,5 (ogni 100 euro investiti se ne attivano 250 nel sistema economico).
Ingegner Conforti, Assiterminal parla chiaro: il disegno di legge di riforma della 84/94 attualmente al Senato non vi piace affatto…
“Lo consideriamo fortemente peggiorativo rispetto alla stessa 84/94 e l’ho detto anche all’amico senatore Marco Filippi che lo sostiene. Tra i tanti problemi, pone limiti alla libertà d’impresa, affronta in maniera negativa il problema della fine delle concessioni non garantendo il ritorno degli investimenti dei concessionari, non pianifica né aiuta a pianificare. La critica vale per le problematiche dei grandi terminal ma anche dei concessionari minori. Non c’è chiarezza, tantomeno certezza del diritto. Si veda il pasticcio dell’IMU sulle aree demaniali: una vera patrimoniale mascherata, che però in un porto si applica, in un altro viene sanzionata come illegittima, in altri ancora è sub judice. Lavorare con questa mancanza di certezze è impossibile…”
Il vostro documento di sintesi al governo è molto chiaro. La domanda è: ma al governo qualcuno ha orecchie per ascoltare?
“Ovviamente abbiamo interlocuzioni con il governo: ma l’impressione è che ogni iniziativa sia al momento bloccata sul disegno di legge Filippi, anche se cogliamo qualche lodevole tentativo di riconsiderare le nostre indicazioni”.
Il ministro Lupi ha presentato in Assoporti e anche successivamente una proposta di riforma che di fatto supera di molto il disegno di legge in commissione al Senato…
“Il ministro ha fatto annunci interessanti e girano bozze sulle sue proposte. Ma al momento non siamo andati oltre. Aspettiamo con impazienza che si entri nel vivo delle problematiche della governance non solo dei singoli porti ma dell’intero comparto della logistica portuale”.
Nelle bozze presentate da Lupi si parla anche della riduzione drastica del numero delle Autorità portuali.
“E’ un tema sul quale al momento non vogliamo entrare. Anche perché non è stato presentato alcun testo ufficiale e si rischia di esprimersi su indirizzi vaghi. Per noi il problema non è tanto quello, quanto la necessità di fare norme che garantiscano la buona amministrazione dei porti”.
C’è chi sostiene, come il relatore a Bruxelles del Comitato delle Regioni Alessandro Cosimi, sindaco di Livorno, che alla fine sarà il redigendo regolamento europeo sulla portualità e sui servizi a imporre all’Italia regole certe.
“Da quello che ho potuto vedere a Bruxelles, dove opero nel board che segue il regolamento, quest’ultimo difficilmente ce la farà a passare. Non credo dunque che ci si possano attendere soluzioni da questa parte. C’è anche un acceso dibattito sulle nuove norme per la sicurezza, che per Bruxelles dovrebbero far capo alle Capitanerie mentre sembra che il nostro ministero degli Interni la veda in maniera diversa. In sostanza, è più che mai indispensabile e urgente un piano nazionale dei porti che sia coerente con le scelte UE sulle reti trans-europee dei trasporti. Ed è altrettanto urgente che il governo nazionale adotti quelle misure, tra l’altro a costo zero, che tagliando le unghie agli eccessi di burocrazia e semplificando le procedure portino a breve un abbassamento reale dei costi e un’efficienza operativa altrettanto reale”.
A.F.

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Pubblicato il
14 Marzo 2014

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