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Dai ministri dei trasporti della UE nuove norme (deludenti?) sui servizi

Secondo gli operatori dei trasporti si sta svuotando di significato la proposta della commissione – La deroga per i passeggeri e il rebus dei dragaggi

BRUXELLES – Da una parte – si veda in questa stessa pagina – gli armatori italiani lanciati nella disperata ricerca di norme che consentano di battersi sul mercato ad armi pari con la concorrenza. Dall’altra un’Europa che attraverso le recenti decisioni del consiglio dei ministri di Bruxelles – riunito in Lussemburgo sotto la presidenza italiana – tira un colpo al cerchio ed uno alla botte, varando una posizione (unitaria) che non soddisfa affatto l’armamento sul piano delle regole sui servizi portuali. Ancora una volta dunque sembra chiara la dicotomia tra chi legifera e chi lavora sul campo. Tanto che l’ECSA, l’associazione degli armatori europei, ha emesso un giudizio feroce: “E’ estremamente scoraggiante – si legge su una nota ufficiale dopo l’incontro dei ministri europei – constatare come i legislatori europei stiano progressivamente svuotando da ogni sostanza la già troppo debole proposta della commissione”.
[hidepost]C’è una speranza, perché la posizione appena varata dai ministri europei dovrà passare in parlamento: ma se gli italiani non verranno ben preparati, si rischia un nuovo flop.
Sui punti del provvedimento, il dibattito è già acceso. In merito ai servizi portuali per esempio, è stato deciso che verranno esentati dalle leggi di mercato – cioè dalla libera e selvaggia concorrenza – la movimentazione delle merci e i servizi ai passeggeri, che dovranno rispondere solo alle normative sulla “trasparenza finanziaria”. Le regole di accesso ai mercati saranno stabilite dai singoli paesi della UE sulla base di tradizioni storiche, di realtà economiche e di articolazione del territorio: in accordo con la giurisprudenza della UE, ma da vedere caso per caso.
Poco chiara, almeno così come è stata espressa dal consiglio dei ministri, la normativa sui dragaggi che si sperava liberasse il comparto dagli infiniti conflitti di competenza centrali e locali: si è stabilito soltanto che occorrerà una contabilità separata per i dragaggi finanziati con fondi pubblici attraverso l’ente di gestione dei porti. Domanda: ma quando mai i dragaggi dei grandi porti avvengono, almeno in Italia, attraverso finanziamenti privati? O forse è un modo per spingere i grandi terminalisti a far da soli, contando sui risultati legati all’accesso delle grandi navi?

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Pubblicato il
18 Ottobre 2014

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