L’urgenza di dare un assetto alla logistica nazionale sembra frenata dai problemi di tenuta dell’esecutivo – “Balla” ancora il numero dei distretti – L’assemblea di Assoporti
ROMA – Da almeno due settimane, di venerdì in venerdì, la presentazione delle linee di riforma della riforma portuale al consiglio dei ministri è slittata. Sembra sia di nuovo all’ordine del giorno di venerdì prossimo, ma nessuno ormai è disposto a scommetterci. Perché l’idea che si sta facendo avanti a livello di governo sarebbe che il premier Renzi e i suoi abbiano già troppe rogne da gestire, senza andarsene a cercare altre in un periodo così caldo a livello nazionale (scuola) internazionale (terrorismo) ed europeo (Grexit).
L’ipotesi che viene fatta, sia pure in chiave molto ufficiosa, è che per rispettare almeno formalmente l’impegno di presentare la riforma entro il mese saranno indicate alcune linee guida di carattere generale – compreso il principio che la “governance” del sistema avrà luogo da Roma, chiudendo un’era di interventi a pioggia dello Stato sulla base dei potentati politici locali – ma non si entrerà nei dettagli: specie in quelli relativi agli “accorpamenti” dei porti.
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