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Un semestre di import Livorno in controtendenza

Riccardo Breda

LIVORNO – Nel primo semestre 2016 Livorno va in controtendenza sul commercio estero rispetto alle altre province della Toscana. Alla forte impennata dell’import (+7,4%) per la straordinaria crescita dei mezzi di trasporto, fa da contraltare una frenata nell’export (-4,6%) condizionata dal calo del prezzo del greggio e dallo stop delle acciaierie piombinesi.[hidepost]

Il Centro Studi e Ricerche della Camera di commercio della Maremma e del Tirreno ha ultimato in questi giorni un rapporto sull’andamento del commercio estero nel primo semestre del 2016. I contenuti salienti del rapporto, indirizzato a fornire una fotografia dell’interscambio commerciale con i mercati esteri per le province di Grosseto e Livorno, sono qui di seguito sintetizzati, mentre lo studio completo è disponibile sulla apposita sezione del sito camerale.

Col primo semestre 2016 pare affievolirsi il periodo espansivo del commercio estero italiano, in precedenza favorito anche da alcuni fattori esogeni all’economia nazionale che avevano iniziato ad agire già dalla seconda metà del 2014: una svalutazione dell’euro rispetto alle principali monete internazionali ed una poderosa diminuzione del prezzo del petrolio. Ora che i due fenomeni si sono stabilizzati, pare raffreddarsi pure l’interscambio nazionale con l’estero, che rimane comunque su livelli storicamente elevati. Nel periodo in esame, l’export nazionale è rimasto fermo sui livelli del giugno 2015, mentre l’import è diminuito di 3,3 punti percentuali, così che il saldo commerciale con l’estero risulta ancora più positivo che in passato.

Al contrario di quanto visto per l’intero Paese, la Toscana mostra ancora la solita “vivacità” sui mercati esteri e mette a segno variazioni moderatamente positive sia dal lato delle esportazioni, sia su quello delle importazioni. Il territorio toscano ha, in definitiva, un grado di apertura al commercio estero ed una propensione all’export maggiori rispetto alla media delle regioni italiane.

Livorno è la provincia che spesso va in controtendenza rispetto all’andamento regionale: per la tipologia delle produzioni “ospitate” è storicamente orientata verso l’import piuttosto che l’export, tanto che è l’unica in Toscana a mostrare un saldo commerciale con l’estero costantemente negativo. Il semestre si è chiuso con un incremento delle importazioni del 7,4% ed una contrazione delle esportazioni del 4,6%.

Grosseto ricalca l’andamento nazionale per quanto riguarda le variazioni tendenziali (import -0,5%, export invariato), ma resta un territorio orientato solo in minima parte verso i mercati esteri: in pratica, al di là delle variazioni percentuali, l’entità del commercio grossetano con l’estero risulta estremamente contenuta in termini di valori, ma ampiamente positiva in termini di saldo commerciale.

Le importazioni livornesi si concentrano in due specifici settori merceologici: i prodotti dell’estrazione di cave e miniere e i prodotti delle attività manifatturiere ed il primo semestre del 2016 non cambia la sostanza delle cose. Col ridursi del prezzo del greggio, il settore estrattivo ha perso notevolmente d’importanza ormai da due anni: in termini di valore è passato da oltre un miliardo di euro della metà 2014 ai 470 milioni attuali. Il pesante calo tendenziale subito è dovuto in primis al petrolio greggio, il cui prezzo è diminuito tendenzialmente anche nel semestre in esame e, in misura minore, ai minerali metalliferi, l’import dei quali si è praticamente azzerato, stante la parziale inattività delle acciaierie piombinesi. Le importazioni dei prodotti manifatturieri hanno, al contrario, sperimentato una forte ascesa: nel primo semestre 2016 superano i due miliardi di euro e crescono tendenzialmente di oltre un quarto nel valore.

A commento dello studio Riccardo Breda, presidente della Camera di commercio della Maremma e del Tirreno ha sottolineato, riprendendo le considerazioni di Giuseppe De Rita in occasione della recente presentazione del Rapporto sulla situazione sociale del Paese che “nel limbo segnato da dinamiche dello zero virgola” il commercio estero costituisce, per un Paese come l’Italia (decimo nel mondo per esportazione e undicesimo per import), una leva fondamentale per ridare slancio e robustezza all’attesa ripresa economica. Negli ultimi anni la Toscana ha reagito in maniera migliore rispetto ad altri territori alla profonda crisi che ha colpito l’economia nazionale, anche grazie alla capacità delle proprie imprese di operare con successo sui mercati esteri. I dati Istat elaborati dal Centro Studi e Ricerche riferiti alla prima metà del 2016 confermano tale andamento, così come confermano due note specificità del territorio che va da Collesalvetti a Capalbio: la particolare unicità dell’economia livornese in ambito toscano, strutturalmente orientata all’import piuttosto che all’export, e lo scarso grado di apertura verso l’estero di quella grossetana, maggiormente predisposta al mercato interno. I dati riflettono per diversi aspetti anche l’attuale situazione economica delle due province, che si presenta, così come il Paese nel suo complesso, con luci ed ombre: dalla crescita delle attività portuali al perdurare di incertezze nella concreta declinazione operativa dei più ampi disegni, dalla robusta ripresa dell’automotive e dei mezzi di trasporto in genere, alla discreta espansione dei comparti della chimica e dell’agroalimentare, alle non ancora risolte problematiche del futuro delle acciaierie piombinesi. E’ evidente, ha concluso Breda, che la nostra presenza sui mercati internazionali, così come quella del made in Italy, come evidenziato dal Censis, deve superare le penalizzazioni procedurali, logistiche ed infrastrutturali che complicano la vita alle imprese e ci rendono deboli come luoghi di attrazione, transito, scambio e smistamento merci limitando lo sviluppo delle pur presenti potenzialità dei nostri territori.

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Pubblicato il
15 Febbraio 2017

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