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Perché le orche nel porto di Genova?

Rosalba Giugni

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il seguente messaggio di Rosalba Giugni, storico presidente dell’associazione ambientalista Marevivo.

ROMA – Da due settimane una famiglia di orche staziona nel porto di Genova.

Tutti si chiedono come mai animali tanto forti e tra i più intelligenti del pianeta abbiano scelto questo luogo così lontano dal territorio di provenienza e così poco abituale per il loro stile di vita. Biologi, ricercatori ed esperti di tutto il mondo si stanno ponendo questo interrogativo: perché degli animali così rari nel Mediterraneo si comportano così?

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Un momento drammatico è al centro della scena: la morte di un piccolo della loro specie, il dolore della madre e la solidarietà dell’intera comunità nel non lasciare sola l’orca femmina.

La povera orca senza darsi pace per giorni ha continuato a portare il suo cucciolo in superficie per tentare di farlo respirare, purtroppo inutilmente.

Una storia che ha commosso e fatto pensare tutti coloro che hanno visto le immagini strazianti divulgate dai media di tutto il mondo.

La disperazione di un animale, per giunta del mare, un essere senza voce che viene immaginato senza sentimenti ha mostrato come la sofferenza della perdita di un figlio sia paragonabile a quella umana e come il comportamento degli altri componenti della comunità non si discosti troppo da quello di noi esseri terrestri.

E allora cosa pensare? Da dove ci arriva un messaggio così forte?

Io che sono nata con il mare dentro e che in questi anni ho registrato, momento per momento, come si sia trasformato e cosa abbia subito, mi sono fatta un’opinione che sembrerà un po’ eccentrica o anche folle per chi è più legato alla realtà.

Ebbene, io immagino che Madre Mare, quel liquido amniotico senza il quale non ci sarebbe alcuna forma di vita sul nostro Pianeta, abbia voluto far sentire la sua voce. E lo ha fatto attraverso ambasciatrici meravigliose e potenti come le orche per gridare la sofferenza degli abitanti del mondo blu, vittime della scelleratezza e indifferenza di noi umani.

Sicuramente si tratta di una teoria esoterica… ma pensateci bene, un messaggio forte partito da esseri che fanno notizia come le orche e a Genova, in un porto trafficatissimo al centro della vita marittima degli uomini, con televisioni, radio e giornali pronti a ribaltare la notizia senza difficoltà, anzi mettendo ancora più in risalto l’accaduto.

Inoltre, la presenza massiccia della Guardia Costiera che ha prontamente emesso un’ordinanza di divieto di navigazione in quello specchio acqueo e che continua a monitorare i movimenti dei grandi cetacei, non poteva che contribuire a tenere desta l’attenzione.

Dico questo perché nel 1991 sono stata testimone di un fatto analogo. Marevivo lottava per la messa al bando delle reti derivanti, dette spadare che causavano la morte di delfini, capodogli, balene, tartarughe e di qualsiasi animale avesse la sventura di rimanerci imprigionato. Grazie all’impegno nostro e delle altre associazioni si riuscì a proibire quel tipo di pesca. Alcuni pescatori però non si diedero per vinti e bloccarono il passaggio nello Stretto di Messina. Il prefetto dell’epoca, per problemi gravi di ordine pubblico, dovette autorizzare la ripresa di quella infame attività di pesca.

Il giorno dopo, disperati per lo smacco subito, nel nostro ufficio galleggiante sul Tevere al centro di Roma, con enorme meraviglia vedemmo affiorare la pinna di un delfino di 3 metri e mezzo! Increduli, seguimmo l’avvicinarsi del meraviglioso animale verso il nostro barcone. Non era mai successo che un cetaceo risalisse per ventidue chilometri il fiume, non certo pulitissimo, né nei trent’anni successivi di permanenza sul Tevere ci è mai capitato di vedere un delfino nel nostro corso d’acqua.

Anche all’epoca lo interpretammo come un messaggio per spingerci a non abbandonare la lotta, a portare avanti l’obiettivo di risparmiare ai nostri amici del mare queste trappole mortali… e ci riuscimmo.

Oggi stiamo vivendo una situazione simile. Il grido d’aiuto ci arriva da Madre Mare, sotto attacco dovunque.

Chi ha la sensibilità di ascoltare non giri la testa e agisca immediatamente. Ce lo chiedono le orche e il delfino, ambasciatori del mare, facendosi vedere e mostrando la loro sofferenza a tutto il Mondo.

Smettiamo di uccidere Madre Mare depredandola della vita e sversando nei suoi mari e oceani ogni tipo di inquinamento dal petrolio ai liquami, dai metalli alla plastica!

Rosalba Giugni

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Pubblicato il
28 Dicembre 2019

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