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A Livorno i traffici e gli arabeschi

LIVORNO – Forse è solo una mia impressione, ma il cluster portuale italiano sta straripando di convegni, webinar e analisi su tutto lo scibile, meno che sulla scadenza dei vertici delle AdSP ormai in corso d’opera. Conseguenza dei segreti intrallazzi della partitocrazia che poco lasciano filtrare? Può darsi. Gli stessi interessati fanno muro, forse per scongiurare la vecchia massima secondo cui ogni nome che esce troppo presto è bruciato. Va bene, ci atteniamo, per ora, all’andazzo.

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In questi giorni sono usciti a cura dell’AdSP i dati sui movimenti del porto labronico relativi ai primi otto mesi dell’anno. Li avevamo anticipati, in sintesi, grazie ai puntuali riscontri [hidepost]

dell’Avvisatore Marittimo della torre celeste dei Moniga.

Il dato generale, -17% del movimento merci, corrisponde ai dati dell’Avvisatore. Anche il forte aumento dei traffici di cellulosa e di grano era già stato sottolineato: con il rigetto della plastica su cui si sia ormai scatenato il più duro ostracismo, le cartiere sono sotto pressione (e bisognerebbe anche valutare quanti alberi ne pagano le conseguenze, in un quadro di sostenibilità non solo a senso unico).

Più significativo e nuovo il dato relativo ai container e ai ro/ro. Per i primi, va forte il terminal multipurpose Lorenzini (+6,5%) grazie in particolare alle toccate mai interrotte del socio MSC. Paga la pandemia il terminal TDT (-17,6%) sebbene sia in ripresa agli ultimi tempi.

Per i ro/ro in Sintermar e in SDT , dove opera Grimaldi con il gruppo Neri, la pandemia non ha colpito come altrove, anzi si registra un incremento del quasi 3%. Nell’LTM (gruppo Onorato e Cotunav) la crisi invece si è sentita: -41%. Si conferma che più delle capacità dei terminal, sono le compagnie di navigazione a fare il bello o il cattivo tempo.

*

Ieri, martedì 20 ottobre, potrebbe essere stato il D-Day dell’AdSP. Era previsto un mega-TAR con oltre una dozzina di ricorsi in ambito portuale tra Livorno e Piombino (qualcuno ci ha detto che i ricorsi portuali all’ordine del giorno di quel tribunale fiorentino erano 18). Al momento in cui andiamo in stampa si discute ancora e non abbiamo anticipazioni: riprenderemo ovviamente il tema nel prossimo numero. Ci sia consentita un’amarezza: tanti ricorsi tutti insieme non si erano mai visti, anche se il nostro porto è da anni considerato un campione (in negativo) di conflittualità. Tra i ricorsi, quello delicatissimo in ambito ro/ro e ro/pax della Porto 2000 contro il “terminalino” di Grimaldi: conseguenza della guerra senza quartiere tra i due principali armatori italiani.

E sempre sul TAR della Toscana, non sembra un momento facile per l’AdSP. Dopo il ricorso del terminal TDT, accolto in toto, sono stati accolti anche quello della CILP e del terminal LTM sui costi della vigilanza portuale che non devono gravare solo sui terminal ma vanno “spalmati” su tutti gli utenti.

In Italia, scriveva Ennio Flaiano, la linea più breve tra due punti non è la retta, è l’arabesco. Che c’entra? C’entra e come: i tanti, troppi ricorsi, sono figli di norme, scelte. Decisioni che come minimo appaiono non lineari, ingarbugliate o peggio. Arabeschi. Vedremo che ci dirà il TAR su chi ha torto e chi ha ragione nei singoli casi. A presto.

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
21 Ottobre 2020
Ultima modifica
23 Ottobre 2020 - ora: 15:21

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