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Di Majo: perché mi ricandido

Francesco Maria di Majo

Non si può dire che non abbia il coraggio di parlar chiaro il presidente dell’AdSP del Tirreno Centro Settentrionale Francesco Maria di Majo, in vista delle scelte del MIT per la conferma o il rinnovo. E il coraggio di ricordare, con legittimo orgoglio, quanto è stato fatto nei suoi 4 anni nei difficili porti del sistema. Riportiamo la sua lettera aperta con l’omissis (per ragioni di sazio che il presidente comprenderà) sui tanti progetti realizzati. Di Majo, secondo il gossip romano, sarebbe tra i presidenti a rischio trasferimento o non rinnovo: ma il gossip è, appunto, gossip.

CIVITAVECCHIA – Cari operatori, come avrete già saputo, ho dato recentemente la mia disponibilità alla ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti al rinnovo del mio mandato.

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Ho assunto tale decisione soprattutto per senso di responsabilità, tenuto conto in particolare di questi due fattori:

– Non garantire la continuità della attuale presidenza rischierebbe di disperdere e di rendere improduttivo un percorso avviato, volto a portare nei prossimi mesi a Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta, quei finanziamenti, in particolare a valere sul Recovery Fund, indispensabili per ultimare talune opere fondamentali per lo sviluppo dei tre porti (oltre ad altre iniziative che stiamo portando avanti, insieme ad importanti player dell’economia italiana, nell’ambito dell’Unione Europea al fine di sviluppare ulteriormente a Civitavecchia la componente “green” attraverso l’uso di nuove fonti energetiche alternative) anche in considerazione dell’ampia superficie del demanio marittimo non data in concessione ai privati;

– Andare in discontinuità ora, in uno dei periodi più drammatici vissuti dal Porto di Civitavecchia per effetto del Covid-19 e del calo del carbone destinato alla centrale ENEL, rischierebbe anche in questo caso di disperdere gli sforzi che questa amministrazione sta profondendo per risolvere alcune vertenze sindacali e adeguare il complesso sistema dei servizi di interesse generale (la cui spesa è la più elevata tra tutti i porti d’Italia) al quadro delle ridotte risorse finanziarie per effetto dell’emergenza sanitaria, cercando di mantenere i livelli occupazionali ed un elevato livello dei servizi.

Unitamente a questi due fattori, ho voluto dare di nuovo la mia disponibilità a svolgere un secondo mandato perché ritengo che il bilancio di questi quattro anni vada giudicato tenendo conto sia della situazione di partenza del nuovo ente, che ha ereditato contenziosi di elevato valore ed è diventato del tutto operativo solo dopo circa 7 mesi con la costituzione del Comitato di Gestione, ma soprattutto tenendo conto del contesto. In questi 4 anni ho dovuto operare “dribblando” non pochi ostacoli che certamente esulano dai compiti già di per sé difficili e complessi affidati ad un Presidente di Autorità di Sistema Portuale (come è noto l’AdSP è tra l’altro un’amministrazione attiva che svolge funzioni di stazione appaltante ed amministra tutte le aree del demanio marittimo). Mi riferisco alle diverse vicende giudiziarie a tutti note, a cui hanno fatto seguito motivate richieste di archiviazione a dimostrazione della assoluta correttezza e legittimità di tutte le azioni e procedure da me adottate; mi riferisco, ancora, agli innumerevoli articoli diffamatori che ho dovuto contrastare anche penalmente nel corso di questi anni.

A tutto ciò si sono aggiunti i noti contrasti interni all’ente di cui la stampa locale ha voluto dare grande risonanza, che certamente hanno pregiudicato quella coesione necessaria per poter affrontare con serenità ed efficacia tante problematiche.

Ebbene, nonostante questo contesto avverso, abbiamo assicurato non solo lo svolgimento delle molteplici e complesse funzioni “ordinarie” ma anche quelle “straordinarie” affrontando diverse problematiche: dalle vertenze delle società di interesse generale in cui erano a rischio posti di lavoro alla c.d. “guerra delle banane” (in cui il TAR Lazio con due sentenze ha riconosciuto la piena legittimità dei provvedimenti adottati dall’ente); dalla vertenza (che si trascina da circa 10 anni) della società GTC all’impatto dell’emergenza sanitaria nel porto di Civitavecchia che è stata affrontata in perfetta cooperazione con le altri istituzioni che operano in porto e le società di interesse generale, consentendo addirittura che venissero ospitate in sicurezza non poche navi da crociera che cercavano disperatamente un approdo e che venisse assicurato il rimpatrio di decine di migliaia di italiani bloccati in Spagna.

(omissis) Faccio pertanto appello ai tanti lavoratori ed imprenditori dei porti del Lazio affinché proseguano, invece, nel dialogo costruttivo con questa amministrazione in modo da portare avanti i progetti di sviluppo della portualità laziale fondamentali per rilanciare l’economia e l’occupazione dei territori. A tal fine è importante unirsi all’ente nel rappresentare con maggior vigore le esigenze di questa portualità ottenendo ulteriori sostegni finanziari dal Governo e dalla Regione, analogamente a quanto è avvenuto, con successo, durante il lockdown in cui grazie ad una azione condivisa con il cluster portuale questo ente si è visto assegnati dal MIT risorse per circa 100 milioni di Euro.

Sono certo che, lavorando tutti insieme e nella stessa direzione, e mettendo a frutto le tante intelligenze ed energie in campo, riusciremo a far compiere ai porti del network il definitivo salto di qualità e a renderli pronti a raccogliere le sfide del futuro trovando il giusto equilibrio tra sviluppo dell’economia e tutela dell’ambiente. (omissis)

Francesco Maria di Majo

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Pubblicato il
21 Ottobre 2020
Ultima modifica
22 Ottobre 2020 - ora: 13:39

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