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Navi green: l’IMO propone 5 miliardi

LONDRA – Ci vogliono riprovare, questa volta sotto la bandiera dell’IMO (International Maritime Organization). Ovvero, gli armatori di tutto il mondo vogliono esaminare sul concreto quanto è possibile fare nel loro campo per la decarbonizzazione: o come riferisce Confitarma, in quella che il settore chiama la “prima prova della cartina al tornasole” degli impegni relativi alla decarbonizzazione che dovranno essere mantenuti dai governi dopo la COP26.

Nel corso di una importante riunione del Comitato dell’IMO per la protezione dell’ambiente marino (MEPC, Marine Environment Protection Committee) si deciderà se proseguire nella creazione di un fondo per R&S da 5 miliardi di dollari (Fondo IMO per la ricerca marittima IMO-IMRF, IMO Maritime Research Fund). Pagato interamente dall’industria, senza alcun costo per governi o contribuenti, il fondo verrebbe utilizzato per accelerare lo sviluppo tecnologico volto a garantire che i combustibili a zero emissioni di carbonio possano essere utilizzati sulle grandi navi oceaniche.

Se approvato, il fondo di ricerca e sviluppo dovrebbe essere operativo entro il 2023, consentendo l’entrata in esercizio di un gran numero di navi a zero emissioni di carbonio entro il 2030, rendendo una realtà il trasporto marittimo a zero emissioni una realtà entro il 2050. 

Esben Poulsson, presidente di ICS, ha dichiarato: “Se i governi non supporteranno l’IMRF, dobbiamo porci la domanda… perché?”

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“Il fondo è ‘un gioco da ragazzi’. Avevamo immaginato che i governi sposassero in pieno la nostra proposta per inviare un messaggio chiaro al mondo nel senso di essere seriamente intenzionati a raggiungere i loro obiettivi climatici”. La proposta per la creazione del fondo IMRF è stata presentata per la prima volta nel 2019 ed è ora supportata dai principali paesi marittimi tra cui Danimarca, Grecia, Giappone, Panama, Singapore e Regno Unito, oltre a nazioni in via di sviluppo come Liberia, Nigeria e Palau, che insieme rappresentano la maggior parte della flotta mondiale.

Tuttavia, l’IMRF ha bisogno dell’approvazione della maggior parte dei governi partecipanti al MEPC affinché diventi operativo il sistema di contributo obbligatorio per la ricerca e lo sviluppo, da finanziare raccogliendo 2 USD per tonnellata di carburante marittimo consumato dalle navi che operano a livello internazionale.

Guy Platten, segretario generale dell’ICS, ha dichiarato: “Dopo la COP26, questa è davvero la prima ‘cartina al tornasole’ sugli impegni dei governi per la decarbonizzazione.

“Il fondo di ricerca e sviluppo da 5 miliardi di dollari offre ai governi l’opportunità di dimostrare che le loro parole hanno un significato e la loro serietà riguardo alla transizione verso un settore a zero emissioni di carbonio.

Alla COP26, i governi hanno annunciato molti progetti, ma dobbiamo poter disporre delle tecnologie a zero emissioni di CO2 necessarie per poterli realizzare concretamente. È importante sottolineare che ciò deve valere per tutti e non solo per pochi, come prevede il Fondo R&S”.

Nonostante le numerose richieste emerse durante la COP26 di decarbonizzare completamente il trasporto marittimo globale entro il 2050, obiettivo che l’industria marittima supporta pienamente, l’ICS teme che alcuni governi possano sollevare ostacoli procedurali all’istituzione di un fondo di R&S. 

Il sospetto è che l’azione condivisa volta a sostenere gli sforzi globali di riduzione della CO2 potrebbe influenzare negativamente quelli che i governi percepiscono come i loro interessi nazionali o regionali.

È stata condotta una valutazione d’impatto globale per placare queste preoccupazioni e dimostrare che l’effetto negativo sulle economie nazionali sarà praticamente nullo.

Le navi, ricordava spesso Gianluigi Aponte, hanno l’elica: e alla fine possono andare dove più conviene loro, anche in termini di supporto agli sforzi economici e organizzativi degli armatori per un mondo più pulito.

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Pubblicato il
27 Novembre 2021
Ultima modifica
29 Novembre 2021 - ora: 11:54

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