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Darsena Europa: se le stelle non stanno a guardare

LIVORNO – Bisognerà fare un ragionamento non miope sulla trasformazione del terminalismo sui porti italiani, adesso che l’anno nuovo è cominciato con tanti segnali contraddittori. Perché se da una parte la pioggia di soldi promessa dal “decretone” Draghi per il rilancio e la resilienza sembra la Manna inviata dal Cielo, dall’altra sono i grandi gruppi privati che non aspettano, ma a loro volta s’impegnano.

Tipico è il caso di quello che ormai è diventato il primo gruppo mondiale per il trasporto dei container, la MSC di Gianluigi Aponte. La sua proiezione nel terminalismo è impressionate: solo per citare il Tirreno, si va da Gioia Tauro a Calata Bettolo di Genova, dove gli investimenti sono stati enormi e continuano. Gioia Tauro ordina tre enormi gru da banchine capaci di operare fino a 25 file di TEUs, il che significa che punta alle super-mega-ship ormai in arrivo. A calata Bettolo stesso programma con un aumento delle grandi gru di banchina. Per non parlare dell’Adriatico, dove Trieste si conferma il nodo focale di traffici verso il Centro e Nord Europa. La strategie è chiara: con il Mediterraneo che prima o poi tornerà ad essere strategico – il Nord Africa prima o poi (meglio prima) tornerà alla pace e sarà uno dei mercati più in crescita – le prospettive sono enormi per chi disporrà non solo delle navi ma dell’intera catena logistica.

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Scriviamo da Livorno e ci sembra opportuno interrogarci anche sul nostro porto: in diretta relazione con il grande progetto della Darsena Europa. Progetto che ormai sappiamo è solo la prima fase di un ambizioso grande sogno, quello della Piattaforma Europa disegnato in particolare nell’era Corsini ed entrato adesso, con l’era Guerrieri, nella prefase attuativa.

Ci si chiede, in particolare, chi costruirà e quindi gestirà la Darsena Europa. La gara si terrà entro la fine di maggio, se verranno rispettati i tempi previsti dall’AdSP: la Darsena dovrebbe diventare operativa entro il 2026, ma più probabilmente entro il 2028: cioè, ai ritmi con cui stanno cambiando gli assetti mondiali della catena logistica, tra un secolo. Chi parteciperà alla gara dunque dovrà tener conto – e certo lo farà – dell’isteresi in questione. La domanda sulla quale ci si interroga dunque è conseguente: viste le premesse, visti i terminal container già in suo possesso, sarà MSC a partecipare alla gara per la Darsena Europa? E se parteciperà, come a Livorno si spera, chi saranno – se ci saranno – gli antagonisti? I grandi gruppi internazionali del terminalismo non stanno a guardare, come le stelle del famoso romanzo di Cronin. Sanno bene dell’importanza del Mediterraneo: ma sanno anche bene che a differenza di Spagna e Francia – affacciate sullo stesso Mediterraneo – da noi ancora impera una burocrazia che per i grandi (e anche i piccoli) progetti richiede tempi infinitamente superiori a quelli dei suddetti paesi concorrenti. Poi ci sono i cinesi: nel loro imperialismo economico, dopo il Pireo stanno guardando verso il Mediterraneo Centrale e ci sono segnali significativi anche su Livorno. Sono soldi anche quelli loro, e se qualcuno storce la bocca dovrebbe ricordare l’antico detto degli imperialisti di Roma: “Pecunia non olet”. Auguri

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
19 Gennaio 2022

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