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Pettinare le bambole?

LIVORNO – Gli anglosassoni la definiscono “best practice”: e l’incontro d’inizio anno delle istituzioni con il territorio – rappresentato dalla stampa – è come principio ineccepibile. Così due giorni fa a Palazzo Rosciano, con il vertice dell’AdSP del Tirreno Settentrionale. Il pizzico di furbizia ovviamente c’è stato: una lista della spesa – perdonate il prosaico paragone – quasi infinita. Facile metterla insieme, visto che l’AdSP in questione ha almeno 150 dipendenti, molti altamente qualificati, ed alcuni di quelli ai vertici sono in effetti sia bravi che motivati.

Detto ciò, era chiaro che nelle due ore di conferenza stampa ci sarebbe stato l’elenco ma non lo spazio per approfondire: ammesso e non concesso che noi della stampa ne avessimo le competenze.

In compenso i resoconti della stampa quotidiana livornese sono stati tutti, senza eccezioni, “appecorati”: sia perché gli argomenti si prestavano, sia perché il presidente Guerrieri è un bravo comunicatore, sia perché ha stuzzicato il nervo scoperto del territorio. Ha infatti sottolineato che la mancanza di nuove aree di espansione dell’imprenditoria industriale – risposta indiretta al presidente di Confindustria locale Piero Neri – è alla sua attenzione, con “focus” sul sito della ex TRW, azienda che costruiva apparati per le auto. L’AdSP – dice Guerrieri – l’ha nel mirino, visto che l’interporto Vespucci di Guasticce è ormai pieno a tappo. Destinazione dell’ex TRW? Secondo Guerrieri, l’agroalimentare può essere una nuova frontiera. Dimenticando – piccolo momento, che già all’interporto c’è un grande centro reefer completato, ma non ancora “acceso” per il caro energia. E via così: come il rinnovato accenno ai collegamenti ferroviari tra interporto, porto e rete nazionale (siamo ancora, dopo anni) da riprogettare perché andranno tutti in sopraelevata, con costi molto più alti.

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Dettagli, d’accordo: come i collegamenti di ultimo miglio con la sognata Darsena Europa, l’allargamento della strettoia del Marzocco (tempi sperati: fino 2024), le assegnazioni delle aree del porto di Piombino. Su tutto incombono i maggiori costi dovuti all’inflazione e alla guerra, oltre alle lunghezze della burocrazia (per la VIA delle opere della Darsena Europa ci vorranno ancora quattro o cinque mesi, sapendo poi che ci saranno certo nuove prescrizioni, altrimenti come faranno a Roma a dimostrare d’essere più bravi…). E via così. Ci sono commissioni anche in Regione (il famoso ponte del Calambrone), ci sono Gagliani, Pribaz, Macii, Capuano e compagnia bella (a proposito, che fine ha fatto la Querci, che non s’è vista?) che lavorano duro. Poi molto – se non tutto – dipenderà da due parametri non controllabili da Guerrieri e i suoi: la crisi internazionale che dimezza quasi il valore dei fondi a disposizione (o se preferite raddoppia i costi) e gli infiniti tempi della burocrazia. Un tempo si diceva in queste occasioni: “Bambole, non c’è più una lira”. Oggi si aggiunge che si può anche fare il massimo sforzo per pettinare le bambole (ogni riferimento a un noto politico ancora a galla è voluto) ma “Dum loquor, hora fugit”.

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
21 Gennaio 2023
Ultima modifica
31 Gennaio 2023 - ora: 13:53

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