Ai raggi x gli elementi chimici forgiati nelle stelle
Esperimento spaziale con l'ateneo senese capofila
SIENA. L’esperimento Calet (Calorimetric Electron Telescope) vede l’Università di Siena come capofila grazie ad un accordo finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI): continua a raccogliere dati senza interruzione da ormai 10 anni. È stato lanciato nello spazio dal Giappone dall’Agenzia Aerospaziale Giapponese (Jaxa), con la partecipazione di Nasa e di Asi, e installato sulla Stazione Spaziale Internazionale (Iss) nel 2015. I dati di Calet vengono trasmessi a terra dove vengono analizzati da una collaborazione internazionale di scienziati giapponesi, italiani e statunitensi.
Di questo esperimento hanno parlato più di mille ricercatrici e ricercatori provenienti da tutto il mondo a Ginevra in occasione dell’evento internazionale “Icrc 2025 The Astroparticle Physics Conference”.
Occhi puntati sulle ultime scoperte relativamente allo studio dei fenomeni astrofisici caratterizzati da enormi rilasci di energia – viene fatto rilevare – quali le esplosioni di supernovae e l’accelerazione di particelle cariche ad energie estreme. Dal quartier generale dell’ateneo senese si mette l’accento sul fatto che è un “campo molto vasto di fisica e astronomia che abbraccia lo studio multi-spettrale del cosmo, dalle onde radio ai raggi X, dai raggi cosmici ai buchi neri, dalla radiazione gamma alle onde gravitazionali, fino alla rilevazione di neutrini extra-galattici”. Il coordinatore scientifico di Calet-Italia e co-principal investigator della collaborazione internazionale, il professor Pier Simone Marrocchesi, ordinario di fisica sperimentale presso il Dipartimento di scienze fisiche, della Terra e dell’ambiente dell’Università di Siena, ha tenuto una relazione su invito nella sessione plenaria dedicata agli aspetti principali di dieci anni di osservazioni Calet sulla Stazione Spaziale Internazionale. Lo studioso dell’università di Siena ha presentato gli ultimi risultati: “misure di precisione dei flussi degli elementi chimici forgiati nelle stelle e provenienti dallo spazio profondo, dal protone fino al nickel (numero atomico Z=28) e di elementi ancora più pesanti fino al Rutenio (Z=44)”.
Queste misure – viene spiegato – hanno rivoluzionato le attuali conoscenze di alcuni aspetti della
complessa fenomenologia dei “raggi cosmici”. Sono studi sono di fondamentale rilevanza tanto per
approfondire la nostra conoscenza dell’universo quanto “per le importanti ricadute applicative ispirate dalle alte tecnologie che sono impiegate nelle missioni spaziali”.