Catania, decollata la rimozione dei relitti dai fondali del porto
Riguarda una cinquantina di imbarcazioni semiaffondate, già portate via 14

Una tra i relitti recuperati
CATANIA. Un peschereccio semiaffondato, qualche motovedetta in abbandono, e poi barche da pesca in vetroresina e legno: tutte ormai senza nessuna speranza di tornare ad andar per mare, in disuso da tempo. Sono già state recuperati ed eliminati 14 relitti di imbarcazioni che erano presenti nel porto di Catania: a maggio era stato annunciato il via a questo intervento. Peraltro, le 14 imbarcazioni tolte di mezzo finora non rappresentano che la prima parte del lavoro da fare: all’ultimazione manca ancora parecchio, visto che stiamo parlando complessivamente di quasi una cinquantina di carcasse e relitti. L’appalto – viene riferito – è eseguito dal pool di imprese costituito da Comap e Seap, aggiudicatarie della gara.
L’intervento di recupero può contare sull’utilizzo di una gru su pontone: come viene spiegato dal quartier generale dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Orientale, è importante per operare «da mare per i relitti che si trovano ad una distanza eccessiva dalle banchine o, pur trovandosi abbastanza vicini, non c’è spazio sufficiente sulle banchine». Viceversa, per quelli invece più ravvicinati è previsto l’impiego di gru terrestri.
È da aggiungere che l’operazione si avvale di mezzi e personale a supporto delle attività, compresi sommozzatori per la preparazione e l’imbraco dei pezzi da rimuovere. È garantito – viene fatto rilevare – il presidio e il monitoraggio ambientale per tutta la durata delle operazioni, oltre alla rimozione dei materiali solidi o liquidi eventualmente caduti all’interno delle panne galleggianti durante il sollevamento, alla bonifica del fondale delle aree adiacenti ai relitti rimossi e allo smaltimento di quanto recuperato.
Il lavoro è stato preparato con «una serie di indagini preliminari, mediante strumentazione elettroacustica per la mappatura del fondale», tiene a sottolineare il presidente dell’Authority dell’Est Sicilia, Francesco Di Sarcina: «Prosegue così il processo di riqualificazione ambientale e funzionale dello scalo etneo». Di Sarcina annuncia anche che qualcosa di analogo si sta predisponendo per il porto di Augusta, che «presenta una decina di relitti».
Il numero uno dell’istituzione portuale segnala che sono in fase di completamento le procedure di verifica da parte del ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, che dovrà dare il proprio ok al monitoraggio ambientale previsto nello scalo augustano: è in preventivo «entro fine mese» un incontro che vedrà coinvolti ministero, progettisti e Authority per la presentazione sintetica da parte dell’ente portuale della «proposta delle modalità da seguire per la rimozione delle dieci imbarcazioni che insistono in quei fondali».
«La rimozione dei relitti non rappresenta solo un passo importante nella riqualificazione dei porti – ribadisce Di Sarcina – ma significa salvaguardare la componente dell’ambiente e gli ecosistemi marini oltreché la sicurezza della navigazione».
A ta riguardo, vale la pena di ricordare che l’operazione recupero nello scalo catanese è costantemente presidiata dal personale dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale che si occupa di verificare il puntuale rispetto del programma per la messa in sicurezza, rimozione, trasporto, demolizione con lo smaltimento finale (che avviene fuori dall’area portuale), oltre alla conformità alle prescrizioni contenute nella documentazione autorizzativa.