Visita il sito web
Tempo per la lettura: 3 minuti
LA BUONA NOTIZIA

Baker Hughes scommette sull’Italia (e sulla Toscana): 300 milioni di investimenti in 5 anni

Il colosso multinazionale a caccia dei nuovi mercati dell’energia, compreso l’idrogeno

Baker Hughes, stabilimento di Firenze

MILANO. Di fronte alle nuvole nere del pessimismo per una situazione mai così cupa anche a livello internazionale, c’è chi invece alza la posta e rilancia: è il caso di Baker Hughes, colosso industriale sul fronte della tecnologia energetica, punta a intercettare «l’aumento del fabbisogno energetico globale, guidato dalla crescita della popolazione e dalla domanda da settori come i data center». C’è questa voglia di puntare più in alto nello scommettere sui 300 milioni di euro di investimenti che questo gruppo conta di fare nell’arco di cinque anni in Italia, principalmente concentrandosi «sui siti di produzione esistenti che sviluppano soluzioni per il gas naturale e nuovi mercati dell’energia, compreso l’idrogeno». Obiettivo: da un lato, quello quantitativo mira a «espandere la capacità produttiva complessiva»; dall’altro, quello qualitativo punta a «accelerare ulteriormente lo sviluppo di tecnologie chiave, come i compressori a turbina per varie applicazioni come data center, Gnl e idrogeno, a supporto dell’espansione e della transizione energetica».

L’annuncio di Baker Hughes – che nel nostro Paese ha 6.600 dipendenti – è arrivato alla Gastech Exhibition & Conference di Milano. Il piano riguarda «nuovi posti di lavoro altamente specializzati in Italia, principalmente nella produzione e nell’ingegneria»: coinvolgerà «quasi tutte le strutture italiane di Baker Hughes nell’ambito del business “industrial & energy technology”.

Scendendo un po’ più nel dettaglio, a quanto è stato riferito «per gli stabilimenti produttivi di Firenze, Massa e Avenza, l’obiettivo sarà quello di aumentare la capacità produttiva delle turbine Nova-Lttm». Come? Acquisendo «nuovi macchinari e banchi prova e integrando robotica e intelligenza artificiale». Risulta che l’investimento «aumenterà anche le attività di ricerca in corso per supportare le tecnologie delle turbine» (e questo è un altro segnale positivo perché là dove c’è ricerca c’è un maggior radicamento sul territorio: un antidoto contro il rischio che una multinazionale possa fare la valigia).

Baker Hughes, stabilimento di Firenze

Relativamente agli investimenti negli stabilimenti di Bari e Talamona, viene annunciato che si intende «potenziare le linee di produzione e integrare tecnologie innovative per aumentare l’efficienza e la sostenibilità delle attività industriali, nonché sostenere specifiche attività di ricerca e sviluppo». In particolare, il centro di eccellenza della pompa pugliese – si afferma – si trasformerà in «una fabbrica multimodale per aggiungere la produzione di componenti del compressore». Quanto al centro lombardo, l’investimento contribuirà a «diversificare le attività impiantistiche per aumentare l’efficienza».

Baker Hughes ha anche parlato degli investimenti già in corso presso lo stabilimento di Vibo Valentia, in Calabria: «Continueranno ad aumentare la capacità produttiva, migliorando l’efficienza energetica e creando un centro di ricerca e sviluppo per tecnologie avanzate e soluzioni digitali».

Baker Hughes, stabilimento di Firenze

Il piano di investimenti – viene messo in evidenza – segue i recenti annunci aziendali per vari premi: ad esempio, uno di Fervo Energy per «fornire apparecchiature per la generazione di energia per il più grande impianto geotermico di nuova generazione al mondo» (si trova a Cape Station, nello stato americano dello Utah), e altri per «fornire turbine Nova-Lttm, sviluppate e prodotte in Italia, a Frontier Infrastructure per progetti di data center in Wyoming e Texas, e il progetto Master Gas Services III di Aramco, in Arabia Saudita».

«Siamo molto lieti di annunciare questo importante investimento nelle nostre strutture italiane per garantire che i nostri clienti globali possano continuare a rispondere alla crescente domanda di energia», dice Lorenzo Simonelli, presidente e amministratore delegato di Baker Hughes. «Con questa maggiore capacità, saremo in grado – aggiunge – di accelerare ulteriormente lo sviluppo e la fornitura di tecnologie chiave per contribuire a garantire che l’energia sia accessibile, sicura e sostenibile a lungo termine».

A giudizio di Alessandro Bresciani, vicepresidente senior di “energy equipment” di Baker Hughes, questo piano di investimenti «non solo rafforza la nostra capacità produttiva e crea posti di lavoro altamente differenziati, ma riafferma anche l’importanza strategica delle nostre strutture e delle persone nella fornitura delle soluzioni tecnologiche avanzate di cui il mondo ha bisogno». Aggiungendo poi: «Siamo orgogliosi di continuare a investire e crescere qui in Italia, contribuendo allo sviluppo del Paese e affrontando le sfide energetiche globali di oggi e di domani».

Pubblicato il
11 Settembre 2025

Potrebbe interessarti

Il neo-kompanjia Stachanov

Il kompanjia Aleksej Stachanov in confronto era, come si dice da noi, uno scansafatiche: cioè robetta. Perché oggi l’avvocato Matteo Paroli copre in contemporanea due cariche da far tremare le vene ai polsi. È...

Leggi ancora

Per la guerra per la pace

C’è qualcosa di nuovo oggi nel cielo. No, non è l’aquilone della poesia di Giovanni Pascoli, quella che noi anziani dovevamo studiare a scuola. Il qualcosa di nuovo sono i droni: diventati in poco...

Leggi ancora

Tasse e governi

C’è la stagione di tutte le cose e di tutte le passioni. Questa d’oggi, per dirla come lo scrittore americano John Steinbeck, è quella “del nostro scontento”. Scontento? Noi del ceto medio siamo ancora una...

Leggi ancora

Hic sunt leones

Può anche darsi che, come spesso accade, l’allarme lanciato ai primi del mese dall’ammiraglio Enrico Credendino risponda anche all’altro celebre detto latino  Pro Domo Sua, riferito come noto a Cicerone. Però il capo di...

Leggi ancora

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora
Quaderni
Archivio