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PIOMBINO

Liberty Magona, in mezzo migliaio senza busta paga, martedì gli operai in piazza

Aggiornamento: i sindacati chiamano in causa Comune, Provincia, Regioni, i partiti e i parlamentari

PIOMBINO (Livorno). «479 lavoratori della Magona di Piombino non hanno ricevuto l’ultimo stipendio: non pagare i salari significa calpestare un diritto fondamentale, colpire centinaia di famiglie, indebolire il tessuto sociale della città». La notizia è arrivata come un macigno sull’esistenza di tante famiglie piombinesi: e se sulle prospettive resta una l’incognita del possibile acquirente, nell’immediato la spinosa questione del pagamento degli stipendi sembrava essersi appianata nel corso dell’incontro al ministero.

I sindacati metalmeccanici Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil, per iniziativa delle segreterie provinciali, hanno deciso che è l’ora di dire basta e hanno messo in campo per il pomeriggio di martedì 30 settembre una manifestazione di protesta per la piega che sta prendendo la situazione in questa importante e storica realtà fra le fabbriche siderurgiche di Piombino (Livorno).

L’hanno fatto per la gravità della crisi che ha colpito quasi mezzo migliaio di lavoratori, l’hanno stabilito anche sulla scia delle assemblee tenute davanti ai cancelli dello stabilimento e della riunione degli organismi interni dei comitati degli iscritti delle tre organizzazioni Cgil Cisl Uil di categoria: le segreterie hanno indetto l’iniziativa di lotta portando in piazza i lavoratori con una manifestazione che porterà gli operai «sotto al Comune di Piombino quale governo della città» (con partenza alle 15 da piazza Cappelletti)», dice David Romagnani (Fiom Cgil) sottolineando che la mobilitazione ha «l’obiettivo di lanciare le rivendicazioni e le strategie necessarie a risolvere il problema che coinvolge 500 famiglie».

Le organizzazioni provinciali dei metalmeccanici Cgil Cisl Uil prendono di mira la proprietà Liberty accusandola di aver «tradito gli impegni presi con il governo» e aver «abbandonato lo stabilimento d Piombino». Al di là della difesa del posto di lavoro (e della busta paga) per questo mezzo migliaio di famiglie, a giudizio dei sindacati «la città non può perdere la Magona» perché è funzionale al complesso del sistema produttivo piombinese: è «un pilastro del polo siderurgico: verticalizza ciò che sarà prodotto nelle future acciaierie». Dunque, – si afferma – perdere questa realtà significa «indebolire definitivamente Piombino e cancellare una importante fonte di reddito e sviluppo».

Nella mattinata di lunedì 29 è stato reso noto che i sindacati territoriali Cgil Cisl Uil hanno inviato, in vista della mobilitazione dell’indomani, una lettera aperta urgente. Oggetto: la «profonda preoccupazione per la crisi che sta colpendo la Liberty Magona, realtà industriale storica del nostro territorio e punto di riferimento occupazionale e sociale del territorio». Destinatari: «alla cortese attenzione di: Comune di Piombino,  Provincia di Livorno, Regione Toscana e di tutte le forze politiche e parlamentari». A  tutti questi soggetti si chiede di «partecipare attivamente alla manifestazione del 30 settembre quale segnale concreto di vicinanza ai lavoratori e di impegno reale per il futuro dello stabilimento».

Per queste ragioni i sindacati confederali chiedono soprattutto tre cose:

  • Un «intervento immediato delle istituzioni regionali e nazionali responsabili della tenuta economica e sociale del territorio», così da «garantire la continuità produttiva e scongiurare soluzioni che possano compromettere definitivamente il futuro dello stabilimento»
  • L’apertura di un tavolo di crisi permanente: occorre che «coinvolga le organizzazioni sindacali, le rappresentanze dei lavoratori, le istituzioni e la proprietà» e deve mirare a scovare «soluzioni industriali credibili e sostenibili»
  • Un «impegno politico concreto»: deve andare «oltre le dichiarazioni di principio» e tradursi in «azioni tempestive per la salvaguardia dell’occupazione, della produzione e del ruolo strategico di Liberty Magona nel settore siderurgico italiano».

La Magona non è «soltanto un’azienda: è un patrimonio di competenze, professionalità e tradizione manifatturiera che da oltre un secolo contribuisce allo sviluppo economico e sociale della Toscana e dell’intero Paese», dicono i sindacati firmatari. Guai se ci si incamminasse in direzione della «prospettiva di un ridimensionamento, o peggio ancora di una chiusura»: avrebbe «effetti devastanti sul tessuto occupazionale locale, con gravi ripercussioni anche sull’indotto e sull’intera comunità». Aggiungendo poi: «La Toscana non può permettersi di perdere un presidio industriale di tale rilevanza, occorre agire con urgenza, responsabilità e lungimiranza», la Magona non può diventare «l’ennesimo simbolo di abbandono del nostro patrimonio produttivo».

Pubblicato il
29 Settembre 2025

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