Porto Livorno 2000: Sdt ha avuto per 2 anni aree in modo indebito, lo dice il giudice
Le motivazioni della sentenza: «False le autorizzazioni temporanee, ora sono confiscate»

Sulla destra, al di sopra dell’arteria stradale di ingresso alla Darsena Toscana, l’area coinvolta nel caso giudiziario delle autorizzazioni temporanee
LIVORNO. A distanza di cinque mesi dalla sentenza con cui nel luglio scorso ha ribaltato il giudizio di primo grado, si sono potute conoscere le motivazioni della sentenza della Corte di Appello di Firenze. La Porto di Livorno 2000 – società controllata da Moby tramite Livorno Terminals (con Msc al 25), che si è aggiudicata la privatizzazione della società del porto passeggeri labronico – coglie la palla al balzo per sottolineare che nella sentenza di secondo grado la Corte d’Appello «ha dichiarato false le autorizzazioni di occupazione temporanea rilasciate dall’Autorità di Sistema Portuale di Livorno». Precisa che di tali autorizzazioni è stata disposta la confisca». Con una sottolineatura rimarcata: era sulla base di tali autorizzazioni provvisorie rinnovate che era stato «permesso alla Sintermar Darsena Toscana, società riferibile al gruppo Grimaldi, di operare per ben due anni senza titolo alcuno».
Parte da qui la nota della società livornese del gruppo Onorato relativa all’ultimo atto della complicata vicenda giudiziaria relativa agli accosti in radice della sponda ovest della Darsena Toscana, accanto al terminal Tdt.
Uno scontro frontale che, detto per inciso, aveva portato anche alla momentanea “decapitazione” dell’Authority livornese in virtù dell’interdizione che aveva colpito presidente e segretario generale (con il provvisorio commissariamento da parte del ministero per garantire comunque una guida all’istituzione portuale).
Molta acqua è passata sotto i ponti (e davanti alle banchine): almeno in termini di equilibri fra operatori all’interno del porto di Livorno. E non c’è solo quello: rispetto a quella fase di scontro fra Grimaldi e Onorato che aveva a Livorno la principale battaglia campale, adesso tutto pare giocarsi in un altro match. Il riferimento è al duello fra Grimaldi (con l’appoggio della Compagnia portuale), da un lato, e il gigante Msc in alleanza con le famiglie imprenditoriali labroniche dei Neri (Neri Group) come pure dei Lorenzini e dei Grifoni (soci nel Lorenzini Terminal). Posta in gioco la Darsena Europa, che è qualcosa di più di un semplice terminal contenitori extra: è l’espansione a mare con cui si punta a dare risposta alle strozzature fisico-geografiche che strangolano il porto di Livorno perché limitano l’accesso solo alle portacontainer medio-piccole e a risolvere la fame di spazi per le “autostrade del mare”, il traffico numero uno per il porto toscano.
Ma torniamo alla vicenda della concessione contestata: «Le medesime autorizzazioni – si dice da parte della Porto 2000 (gruppo Onorato) – hanno inoltre consentito alla predetta società, che tra l’altro ospita esclusivamente navi del gruppo Grimaldi, di far nascere su presupposti oggi accertati come illeciti il proprio terminal». È qui che la società degli Onorato ricorda che per questo motivo gli allora vertici dell’Autorità Portuale, della Sdt (Sintermar Darsena Toscana) e un manager del gruppo Grimaldi sono stati condannati anche al risarcimento del danno nei confronti di Porto di Livorno 2000, in quanto i falsi provvedimenti sono stati reiterati nel tempo «al fine – si legge – di garantire la gestione dei traffici marittimi d’interesse di Grimaldi in regime di sostanziale monopolio».
Citando un altro passaggio, la società controllata da Moby ricorda che la controparte è risultata essere «consapevole e colpevole» del fatto che «la procedura di rilascio della concessione – ecco un altro virgolettato – doveva seguire un procedimento che avrebbe escluso la gestione delle attività in regime di sostanziale monopolio da parte dei terminalisti che il gruppo Grimaldi voleva scegliersi secondo interessi imprenditoriali che mal si conciliavano con una gara ad evidenza pubblica e con i principi di libera concorrenza già affermati in sede europea».











